6io DE’ FATTI VENETI. tener fi ciafcuno per fe l’occupato dalle lor’armi sul mare jCh'ella, fojfe obliata dicorrifponder’àluineltempo danni dieci cento, e trenta mila ducati, e che al Gran Vifir, & al Me dicofipotejfe prometterne in dono fino à cinque mila per vno, quando per mento de'lor buoni offictj ne veniffe decretatala pace. Andò il Giorgio à Monte Santo, e trouòquiuivn Turco, chePattendeua, mandatoui dalla predetta Matrigna,conforme il concerto. Siabboc-caroneifi ; alcuna cofa diícorfero infierne¿ finalmente incitato l’Ambafciatore dal Turco di pattartene à Coftantinopoli con faluocondotto, per digerirne colà vicino all'imperiale Maeftà più facilmente i trattati, vi fi diipo-ie, vi andò, ed inteio, viaggiando, che haueifero, gli Vngheri date a* G'7ìnùno Turchi due rotte importanti , entrò maggiormente in fperanza di fouTZ- buon’euento. Arriuato nondimeno che fu alla Porta, trouò Meemet bafcutor nell’alterigia lolita flraboccheuole • Non fi degnò di ammetterlo alla, fila prefènza. Lo rimiiè ad Acmat Baicià, e coftui, negotiando,propo-fè à mifura de’ (enfi elati del ilio Signore, impertinenti proietti. Che fi ftZbouhe1 doueffe dar’all’Impero la Vatica, Strinali, Croyain Albania, noiide'Tur Braccio di Maina y e Cafiel Rapano in More a. Ditte il Georgio, ch,m Che que II’era vri auerfione non vn defiderio alla pace. Che la República dando il fuo, contrauenuta farebbe troppo al cofiumedi Prencipe ; troppo abbomineuole vno fpoglio volontario de legittimi titoli poffeduti. Ch’ella bramaua la pace non peraltro, che per confcruarne ilDominio. Che tlcomperarla co’proprij fiati era vn rii a fidare dafe fleffaciò, che non hauea potuto la guerra toglierle. Che fe le richiede a tanto il non lecito, quanto l’impofsibile, mentre ne’ luoghi, e Città ricercatetele n’erano etiandio di altri Prenci-pi,di cui non ne potea certamente difporre 5 e che per ciò, e per tant’ altre ragionifperaua con più regolate dimandegiuflttia di negotio, e facolta di poter co propor t ionate mifure conchiuderlo. Non perciò fe ne difmette il Bafcià; anzi pretefe,che douette PAmbafciatore fcriuer-ne à Venetia,per hauerne in ogni modo il cófènfò; e bench’egli procurale di fottrariène con molte ragioni, venne aflretto alla finein modo, sforato i'. che non vi fu più ripiego a ricalcitrami; protettogli però iliperfluoil torrdf/cri-tutto ’c vaniffiiTio l’attender mai, che la República, dopo tant’anni di uernc. iàngue, fi facefTe, per hauer la pace, molto più offenfiua la guerra da. femedefima. Qui fe ne venne in gran diligenza Gioanni Dario, Segretario dell’Ambafciatore ; e preientato il difpaccio del Georgio co* prenarrati ragguagli, non cadde occafione defitar trà Sauij, fe di accettar, ò non accettar le conditioni propofte. Tutto il Collegio no propofè concorde la reiettione; In Senato non fù alcuno, che vi oppo-çftu^r!' ne^e>. ^ .n? prefecon pienilfimi voti il decreto, e riefpeditofi alla. patria l'- Porta il Minittro, fù commetto al Georgio di licentiarfi, e ritornarfe-'fmba/cia- nc COm’anco ièffllì. tOYC . t J T y Larmi