LIBRO DECIMO. zi7 nofiropenfiero. Altro oggetto non ci muoue, che quella fola cura della JPatria, c/ié” D/o me de fimo commette àPrencipi nel buon golterno degli fiati lor conceduti. Si tratta di Ferrar a. Non tolta dalle mani del Pontefice, perch’ et non regge ala. Non àgli Efienfi rapita,fie già verano efclufi, e fie già perdutane la Padronanza, efisimedefimi con ragione han bramato, che più tofio noi, loro amici, e benefattori, vi fottentriamo, che vn altro Prencipe, infidi atore, nemico. La fieffa Città ci hà fipontane amente alla tutela chiamati >E fie pur fi adduce fife in contrario, che, datafi appena,fe nefiapentita$sà ognuno, che nonvanò di fiua volontà, ma fubornata da Francefico a Efi e yE sà, che, quand'anche, dopo defi fierfifoggettata,haueffepreuancato dafiemedefima-, più non era conueniente,che,già fatta fi dipendente d’vn Prencipe ,pretendefie poficta di fuo capriccio ritoglier fi da lui,e raggirarlo,qual foglia, ad ognifioffiopopolare incofiate. Non e vn raff 'egnato Dominio vngiuoco di mano,che fi doni, e chefi tolga. E' vri atto fpontaneo, che fipri-ua del potere, e che con l'effetto effe cut tuo fi fa irretrattabile. Già chiamaiini, egiàpoftoui ilpiede, fiamo inquellaCittàcio, che fummo, quandovniti con tarmi Pontificie, & altre S oc tali, la togliemmo alla tirannide di chi allhora riera inpofjefi'o. Non variamo al prefiente, fie non che in quel tempo vi fu effe dito da’ nofiri Padri in Podefià, Stefano Badoaro, ed hora viJi r itrou a,Gtòu anni Sor anzo. Nuouanonè ineffa laVeneta giunditt ione $ nuouo non crediamo alvofiro tntendunento, quanto importi, che refii di Venetia Ferrara ; quanto mole fi e fi ano fi ate le guerre contra noi de’ vicini 5 quante Ila, à Caualiere del Pò ,fia loro¡tata, e poffà ancor* e fiere di fianco, e d’adito ¡e quanto per lo fiume alt in su, fi commu-mchi à tutta la Lombardia, e fino all’vltime parti d’Italia. E che può egli efifere, chefiproni il Pont efice àproteft arci, fenzailfubito nlaffò diFerraraJafiua indignai ione ? Forfie, perche brami di ve derni ogri altro Prencipe S ignore, che la República ? Non laficia crederlo laSuaS antità, chenonpuò hauer’il mentoin abborri-mento. Laficiolla anticamente vn r inerito Predeceffore alt E fien-fe, filo p ereh’egli meritò in acquifiarla. A noi, che tanto pm meritajsimo, quanto furon maggiori dell’altre le nofire forze con-corfieui, e trouatofi fin nell’imprefa il Prencipe nofiro in perfio-nanegar la non può. Deue almeno laficiarU reggere ancor à noi, come l’hanrettafirihoragli Eftenfi IVI archefi $ e come laChie-fas èfiempr e contentata, ch’altri la reggano . E'troppo nel male • ingiurtofia la dijìintione, deue il bene delle attioni giofira deipari. Manco deue fi attendere dal Vicario di Chrifio , che con la fiuafànt abenedittione, e coni’ indifferente pietà, c halmondo efier-cita, anzi indulgentemente fà eguale all’ottimo ilpefisimo. Doue- Ee mo