LIBRO VINTESIMOOTTAVO. <581 che s’eran già fortificati ad vn Ponte di marina in vicinanza de' borghi. èombatterono per alcun tempo, e refiiterono gli aifaliti fin, che fi po- nefi. ag° teron mantenere in quelfito vantaggiofofuperiorej maconuenuto finalmente cedere a’ tiri furiofi de* legni Francefi, e volato ad ingroffar le militie terreilri gran numero di quei del Paeiè, concorfi alla difende’ propri] nidi, fi dierono gli Aragonefi alla volta j fu Obietto il pi i-Lt disfanno mo, per la via del monte> à fuggirei nereftaron molti foura il fuolo eftinti ,• e Federigo, che, dopo sbarcata la gente, s’era in mare allargato, f per euitar la battaglia, reftituifliàLiuorno, e d’indi à Napoli, iènza^ fa mamì-operarui di più. Giuniè in tanto con l’eièrcito, già detto, Ferdinando ma ritorna in Romagna, e prefo l’alloggio in Faenza, gli fi vnì quafi (libito Guid’ *ap01‘ Vbaldo, Duca d’Vrbino. Là fi gli pofero alla fronte molte militie di Ferdinando Lodouico Sforza, & altre Francefi, guidate da vn Capitano di nomo Obigì di quella natione, e da Giouan Franceico Sanieuerino, Conte con efcmio di Gaiazzo. Non gli s’affrontarono però à pieno, ma fi andarono ,poche jcam ichermendo, e iololeggiermente infanguinandofi à picciole truppe, ra.v.iiccid per attender prima la venuta del Re in Italia. Venneui finalmente nel J*" f£si,c' principio dell’Autunno, e calò pe’l Mongineura con efercito adattato alla fua grandezza reale j vario ierittofi il numero5 ma certamente Carlo0tUm comporto di braua militia Franceiè, Suizzera, Italiana, e in gran parte uo]n itali* de’ primi Baroni, e Signori del Regno. Fermò in Arti per primo alloggiamento di Città. Andò Lodouico ad incontrarlo, con Ercole d’E-ile, Duca di Ferrara, ed appena arriuataui la Maeftà illa fù aifalita da mal di Vaiuoli , da cui riiànata in vn mete, iène pafsò negli vltimi d’Ottobre àPauia. Quiui dentro le occoriè vedere Giouan Galeazzo^/}, ¿io: il vero Duca di Milano, deplorabile non meno per la vita miièrafìno Galero allhora menata, che per la morte, cheà cagione ai graue infirmità po- morte. co lontana gliiouraftaua. Commoffe l’innocente al ilio fpettacolo, ed a’iùoi teneri finghiozzi la pietà di Carlo5 Raccomandogli, piangen- co!nandai~ do, due iùoi piccioli figliuoliniFranceico, eBona. La moglie Ifabel- figliuoli. la, figlia del Rè Alfoniò, fi gli proilò con abbondanti lagrime, interce-dendola fua carità veriò il Padre 5 & egli confolando amendue con- "Padre. efpreifioni cortefi, e d’affetto, paisò à Piacenza, fèco pur’andandoui Ta^a u è Lodouico à corteggio. Subito entratiui, lor fouraggiunfe l’auuifo a viacen^a della morte horamai ièguita dell’infelice 5 e Lodouico non frappo- m Glo. ftoui indugio, volò à Milano 5 fi ammantò deH’habito, e dell’Infegne Galca^o. di Duca i fi tè veder'à Cauallo per la Città 5 e permife : anzi ordinò, che Lodouico à tal foife falutato, e riuerito da ogn’vno. Odiato lui mortalmente da’ Milano fi buoni, quanto tempre compatito teneramente il defonto Prencipe, lL molti lo acclamarono con la voce, neffuno col cuore, e tutti maggior-mente incrudelironfi à vn diuulgato concetto, che non per morte naturale, ma violente, e di veneno, foife quell’innocente mancato. Ha-uea Carlo, prima di partirli di Francia, diuiiàto di condurfi à Napoli R r r r per