se?) MCCCCCIII, NOVEMBRE. 270 Perchè è cossa pertinente al sialo, non volenti far nulla senza il voler ili la Signoria, et maxime perchè il processo fato conira missier llironimo Contarmi proveditor di l’armata fo manchilo di qui. E per la Signoria fo mandà a li cni di X ; fo mandati fuora, e mandato per li avogadori, fo disputato assa’ utrmn li avogadori fosse superior vel ne et parie ad alcuni, dir voleano il Pregadi, perché, stante la comission dii zeneral che li fo data, à ogni ampia libertà. Vene madona Fina di Rangoni fo mojer dii conte Hugo di Sanseverin, con suo fiol, conte Guido, perla diferentia ha zà gran tempo con il conte Alme-rigo suo fiaslro per il feudo di Pandino, sopra la qual sier Domenego Zorzi eh’ è morto, e sier llironimo Querini fenno sententia etc. Or aldito per la Signoria, fo terminalo che Ire nostri zenthilomeni li aldiseno, videlicet sier Francesco Bragadin qu. sier Alvixe procurator, sier Nicolò Dolfin et sier Nicolò 125 Michiel doctor. Vene uno nontio dii ducha di Urbin, con lettere di 4 date a Veruchio, di credenza, qual è domino conte Galeazo di Canossa, et sento apresso il principe. Expose, che ’l ducha si ricomandava a questa illustrissima Signoria; et che ’l papa 1’havia mandato a chiamar l’andasse a Roma a la sua incoro-natione, qual non voleva andar senza licentia di questa Signoria; et che era venuto qui per la duchessa, acciò la resti nel sialo. Disse etiam le zente dii ducha sabato sariano state su quel di Zervia, et ozi die no esser verso Faenza. Fo mandato da parte, e consultalo la risposta, tulli laudò risponderli eramo contenti andasse, et che Zuan Piero Stela secretano nostro saria lì apresso la duchessa etc. Altri disse, per le cosse di Faenza era ben dar licentia col Pregadi, et cussi fo risposto ge daremo doman la licentia. IH Ferara, dii vicedomino, di 5. Come eri sera vene la nova di la creation dii papa nominato Ju!io li.0, per lettere al ducha, e cussi la malina fo publichato con trombe. E poi missier Zuan Lucha si partì, chiamato dal ducha, perchè si dice il ducha voi venir questa septimana a Venecia. E questo perchè li par esserli inanellato la speranza vedendo le cosse di francesi andar mal et il papa creato eh’ è tutto di la Signoria ; et havià mandato arli-larie e a fortifìchar la Stella. Hora par habi sorastato. E di lì in Ferara si dice la Signoria nostra aver auto Faenza, e di breve harà Forlì et Ymola etc., e che la Signoria vera a tuor Ferara. Fo consultato la materia di Fan, et quello si ha- vesse a scriver al proveditor sopra ziò; tandem niente fo concluso. Inlroe li cai di X, e inlrodulo quel di slamatinà qual stele dentro assa’, et altro non fu Aito; nè di Romagna nulla era, che molti si maravegliava. A dì 8 novembrio. In Colegio. Vene sier Zuan Paulo Gradenigo venuto podestà et capitanio a Rui-go, con gran comitiva, e referl suennete et maxime di le rote che havia reparato ; voleva esser lon-go, ma fu fato abreviar perchè era lettere di Con-stantinopoli e di Romagna, che importavano. Fo laudalo dal principe, justa il consueto si fa a li rectori. Di sier Cristofal Moro proveditor in Romagna, date in la rocha di Faenza a dì 5. Come in quella matina era partito di Brixigele e venuto lì, per proveder a quel campo e veder il voler di faveiitini, che pur sono obstiuati ; et in rocha era il capitanio di le làntarie et li nostri fanti. Et zonto lì, li vene uno trombeta e poi do citadini, per nome dii signor Astor e di quelli citadini e populo, a dirli si era venuto esso prov. ilitor con le zente lì come amico o come inimico. Li rispose era venuto come amico di quelli citadini e populo, e come inimico di chi havia fato pocho conto di la illustrissima Signoria nostra, per li tratamenti tractati. El loro poi lo pregò non volesse ruinar la terrn. Rispose non la ruineria si da loro non inanellale, et che in loro 12 stava la sua ruina. Essi disseno quella terra era stà sempre in bona benivolenlia con la Signoria noslra etc. Item, scrive come par sia intra socorso di fiorentini, e però bisogna luorla per forza ; et che era necessario, volendola combaler, aver fanti 6000; però si li mandi danari eie. Li fanti dii conte di Sojano, numero 450, e lui conte con cavali 30 erano zonti in campo; li ha alozali a 1’ Observanlia. Item, de lì è stà zà tre dì calivi tempi ; et che Oriolo di Fan et Montebalaja, per le pratiche tenute, erano verniti a la devution di la Signoria nostra, e li à tolti. Item, voi, in questo mezo che fazi li fanti e si provedi, tuor Granarolo e Solarolo castelli sotto Faen* za e propinqui, acciò li sia sera il socorso da più bande. Item, post scripta, par sia venuto a lui Bernardino Camejano d’ Arezo, era con senesi, qual si ha partito perchè Pandolfo Petruzi si à acordato con il confaloniere di Fiorenza; et è venuto con 60 cavali e voria conzarsi con la Signoria nostra. E à portà lettere dii ducha ni Urbin in soa recomanda-tione, et che era venuto a lui, ma è fornito. E li ha ditto che ’l ducha mandava il vescovo di Castello con le zente di li e fatoli le patente, ma inteso la