LIBRO VINTESIMOOTTAVO. 667 ne,Iafciauan Tarmi alia corrente del fiume, e cercauano alle mani al* cun legno, per iòdenerfi con eifo agalla. Altri fieri, e fanguinarij , quanto più foprafatti nel mezzo à pericoli, contentauanfi morire, pur die prima vedeilero morto il nemico, ò affogandolo à forza di braccia , lottando, ò trucidandolo à colpi di fpada, non mai laiciata. Il fine in iòmma di queliunedo difadro ,finì con quello di vn gran numero eilinto entro à varij accidenti, ma tutti di morte. Toccò allo dello Sanièuerino, mentre rampognaua, e difendeua iòura il Ponte i iuoi, di re anch’egli precipitami anch’egli col Cauallo, e morirui. Molti altri Capitani perironui, chi fotto al ferro, chi (òtto al fiume. Solo Guido de’Roifi da Parma, dando con vna banda di Caualli à piè del Ponte, iodenne iè deffo, e iodenne l’impeto nimico alla drage di qua. Fù pietà offerua-bile ne’Tedefchi, che trouato nell'Adige il corpo à cafodel Sanieue- Honor de' lino, lo portaronoàTrento, e fepellironlo conhonoreuolieièquie, delti ben meritate dalla nobiltà delle attioni, e del nome. Capitate à Ve- feuermo. netia le infaude nouelle, fi applicò à medicar le ferite della forte co’l balfamo di vna virtù diligente. Si rimile quafi à momenti gran parto T rouigioni delle militie mancate, e con ifpeditioni follecite redimito l’efercito à à ventia* , , r . v , r , r , , • N in rinforzi qualche vigore,leguitoper alcun tempo la guerra, e li combatte pili volte ne’gioghi del Trentino, del Vicentino, e nelle pertinenze del Lago di Garda con la migliore hor di quefti, & hor di quelli. Vi fù trà l’altre di più confiderabile Impreia TefpugnationedelCadel di Arco iùperato da’Veneti. Demolironlo da’fondamenti, e fù ben douuto il cailigoà quei Conti, mentr’eran’efli dati principali autori di far ve-moiifconoh nir’in Italia quell’Armi Audriache à moledar la Republica. S’inter- Ca^cl d’'Ar pofe in fine per la pace il Pontefice, e TImperator Federigo, e dopo al- c0‘ cun mefeammollitifi gli animi, co’l mezzo di più minidri inuiati re- T‘:ce con-dò conchiufa in tal guiia. Che i confini ,per Lì quali fi mofiero l’armi,c ' rimanejferodecifià fauor diVenetia. CheiCaftelli d’Ibanio, e di 1488 Nomo, prefiguerrewiandofida noi, douejfero depofitarfinelle ma- e (noi cani , e ne IG indie io difua Santità. E che iprigioni d’ambe le parti,fUotl’ fojfero in libertà rilaffati. Quietò per vn’anno la Republica dopo queda pace, fenzameno vn’ombra, che TobligaiTe ad alcun’armamento. Sitiròinnantila fab-brica del Publico Palagio, già danneggiato dal fuoco. I Ponti della. Città condruironfi di Pietra 5 e vi fi riceuè con trattamenti Augudila Varielìc0{e ^.eÌn;? di Dacia, ritornando da Roma, e Gioanni Bentiuoglio, Signor ZvcmL di Bologna » à cui la Patria fi degnò conceder’ in quella occafione il Pattino Carattere. . SQprauenne pofeia vn ragguaglio, che TImperator’ Ottomano Ba- Mouimenta iazet alledifle ¡nCodantinopolivna grande Armata marittima, per ^rSr-lpingerla contra il Soldan dell’ Egitto. Più iniòrte moleftie hauean di- %et contr/i uertitoquelRè feroce, dopo falitoall’impero,dalTintentar’alcuna P p p p 2 Impre-