LIBRO VINTESIMOSECONDO. p? glia, preiè arditamente il Brandolino di penetrar tra nemici iòtt’habito ^ mentito, per{piarnelordine, &: oiTeruarne le miiùre, egliandamen- ma. l'eferci-ti, e per inueftirgli à quel canto, doue la forza minore, e la maggiort0 n*mico. confusone potea porger l’adito più facile ad entrami, e iconuolgere. Andatoui, e riferito c’hebbe il tutto precifamente, fi offerì egli fteiTo d’eíTer primo con Guido Rangone, & Alberto dal Monte à inueftir la, parte,creduta più {concertata, e più debole. Si die il fiato alle trombe, terribili al nemico, quanto improuiiè, e il Brandolino, e gli altri attac- ^ stacca-carono Carlo Gonzaga, &AleiTandro Sforza di primo in con tro, e ri-uerfaronli fin entro a gli alloggiamenti lor propri). Si era Francefco tratto in quel punto fuori dell’efercito ad vdir’in giorno feftiuo la mef-fa, quando capitogli l’auuifo dell’azzuiiàto conflitto, e della pièga io-ura vna parte de’ iuoi horamai caricata. Balzò in fella ; fi pofc alla teña di vn valorofo fquadrone, & anneruò con la preiènza, e con Fefem-pio tutto Pefercito di vn ripigliato coraggio. Qui la bilancia, che ha-uea principiato à pender prima in danno degli inimici, riiòrfe 5 fi fece, pari ; e fi foftenne per molto à traballarci ogni foflfio, come in aria, hor delPvna, & hor dell’altra parte in ondeggiante fauore. Ma irà due contendenti vguaglianze bañante eifendo à decidere qualunque,ancorché picciolo vantaggio, fouraftò quello del fito à prò degli auuerfari] ; à noi fi aggiunte di danno la paludoià balfura, e le ftrade fangofe, e riftrette , e tanto baftò per crollarci. Dierono i noftri addietro, più fdiuccio-lando, che combattendo ; e forfè ancora, tèben’in piega, naùerian potuto difenderfi, e mutar di faccia Peuento, te il Monte, e’I Rangone, tentando di rimetter! lor fùseitiui, nonfoiTero rimafti sù’l Campo _ ^ rr Ì r j • r 11 Gran rotta luenati 5 con eili tutte le lperanze perdute, econuertitaogmcoia nelle de' veneti^ ceneri di vn generalità mo disfacimento. Furono trà Fanti, e Caualli ottomila i prigioni 5 il numero de’ feriti, ed eftinti non ne appariice y reftouui prefo il Dandolo, Proueditore 5 e vien detto, eh’, eiòrtato dall" Attendolo à iàluarfi, lo rimproueraiTe, di non douerfì curar la vita per ioprauiuer’indegni. Penetrò il nemico con la vittoria fi n’entro agli alloggi; e da’fratelli Piccinini, e dalla furia di tutto vn’efèrcitofuper-chiati quei, che per alcun tempo vi fi oppofero, reilarono in abbandono due mila carri di munitioni da guerra, e da viuere, co’l più di ricco ipogiiatoui da vna incrudelita,& auara licenza. Il giorno addietro di tanta giornata ne raccolfe lo Sforza i frutti. Acquifto Carauaggio, Ri- ^ende lo uoltella, e Caíale, arrefifià patti, & arbitropoíciaícorío il Paeiè, e tra- rauaggio , paisato, feorrendo, nel diftretto Breiciano, preièui tutte le Terre alla, ’ pianura giacenti, e tutto à vn tempo fi prefentò co’l Campo all’aifedio diBrefcia. Vi ftantiauan dentro Pietro Piiàni, e Lorenzo Minio Rettori ordinarij, e l’Attendolo, e gli altri Capi dalllnfòrtunio fuggiti, ;'7'’ già vi serano ricouerati.Si dieron’età {libito trà quelle tante vnite virtù, in vece d’intimorirfi, ad animarfi infieme. Armaron la Città di refi- Ttt "2 ftente