LIBRO VNDECIMO. i?i Haueuan’effi, & haueua Martino, allhoraviuente, figlio di Cane, già e fòprafatte, e già ridotte al ilio Dominio, pili con Finfidie > che con lar- gehfi di mi, oltra Vcrona Metropoli, Brefcia, Bergomo, c Parma in Lombar-Ilalla• dia, Lucca in Toicana, e da quefl’altra parte, Treuigi, Ceneda, Belluno , e Feltre. PoiTeiTore di sì ricco, ed ampio Stato, e di rendite inficine annuali perièttecento mila ducati 5 la fortuna con ingiufta abbondanza di grada preièntogliene vn’altra, che fini d’eleuarloall apice^ della più temuta grandezza. ]1 Popolo di Padoua, famoiàCittà, tant' altre volte diicorfa, rtimandobenedifoggettarfi ad vno, hauea già eletto, ed acclamato Giacomo di Carrara, Nobile Tuo, e d’vn alto potere. Morto Giacomo, rertòMarfilio il figlio, il quale diede in moglie vnaiòrellaà Martino, ¿kaffegnogli indotela rtefla Città, perfe. mflìno s nulFaltro ritenendofi, che il folo titolo di Vicegerente. F vn hidropi-calete Fambitione, che prima diipegnerfi, ipegne la vita. Venne, per Dote penfiero à Martino di aggiungerai gran dominio terrertre, il maritti-moancora, e diauuicinarlo principalmente à Venetia. Implicata-, "refe. continuamente la Republica in molelli affari, e più ne’ lontani, che. ne’propinqui, non hauea moleftata la Caia Scaligera mai 5 nè impeditele quelle ampiezze, che pur ne5 principi] non farebbe flato difficile il farlo; e fé pur sera moffa vna volta in aiuto de' Padouani medefimi, come dicemmo, hauea ieruito finalmente trà qnelFarmi per inftromento di pace. Or preie Martino à fabricarVn Forte,& altri bartioni ioura Fac- Fabricavn que non molto diftanti da Chioggia, per allargar in tal guiià il iuo io- llTcbio^-ura queflo Dominio, e chiuder, quafi, che in vn cerchio aifediato, £«• Venetia. Spiacque ciò ragioneuolmente alla Patria; fello iàper’allo lleiTo Martino ; viuamente infiftè, perche doueflè rimuouere le nouità. Ma non più lui hauuta occafione di eiperimentar, fé non dolce,e fc non luJ propenfa alle fue fodisfattionija Republica, rifpofè con rifòluta arditez- bhea. * * za, di non eifer punto per retrocedere dalFoperato. Seneefacerba-' , . • " T) J # rC 1 ’ ■ 1 1 *i n Tylfdlc TRICOT rono viuamente i Padri, troppo alianti da due gran violenze ; Sprezzo rifonde. al decoro, e pregiudicio alFImpero ; nè più conuenendole parole, do-uè già combattevano i fatti, fecero vn altro Forte,. à quello di Martino. Foru ¡aì)ri dirimpetto erigere. Già i Prenripi d’Italia, e d’oltre i Monti ancora- ? cato arim-fèmpre attenti con Fvfo di chi ben regge alle moife degli altri,facilmen- ^d*Fe‘ te intefero Finforte diicrepanze, e quert’impegni poco lontani . Non " fù tardo alcuno in aprir locchio all’occafione, e cercar’adito disfogare contra gli Scaligeri le accerbità, fino allhora conferuate coperte. Era- °randi inr. no fiate, & erano grandi le infidie, infopportabili le rapprefagjie, odio- sclugm 1 ie le tiranniche maniere daeiH praticate, e in pericolo di praticarli. ct°^ramo^: Haueano a Fiorentini, Lucca, con maFarti rapita ; Tolta Parma con. u tradimento à Pietro de’Roffi; Ai Rè di Boemia, Feltre, Belluno, c. Concordiainfidiofàmenteoccupate; Moleilauano in quei tempMe. Terre della Mota, e di Portobufalè a* Signori di Camino; Nontroua-