LIBRO DECIMOQVARTO. 309 glio in iòle dieci teile raccolto ; II Doge, i fèi Configlieli, e i tré Capi del Coniglio di Quaranta. Ridottili quefti, dirizzarono le lor diligen- lidia di die ze veriò chi più fperar poteano di attrahere con la ragion del proprio jjf/" ***“ intereiTe, e due tràgli altri ne fcelfèro, l’vno il Rè d’Aragona, diffiden- T entata le-te antico de’Genouefi, e contra i quali ancor s era con noi collegato 5 5^$. l’altro Bernabò Viiconti, Signor di Milano, pergli itati contigui lor m, e coHri poco amico >e grandemente gelofo. Col Rè fòrti vano ogni trattato **-di Andrea Gradenigo, che vi pafsò Ambafciatore. Ma Pietro Corna-ro, andato al Viiconti, e Fauilino Lantano Milanefè, e Taddeo de' Ca-tanei da Vicomercato, mandati da lui à Venetia, itabilirono vna lega.,, per quattr’anni difenfiua, & offenfìuà, e i patti, e gli oblighi furono. Che la Repub he a doueffe tener continuamente armate, almeno Cc0ffyfcùn ventiC alee j IlVifconti quattrocento lande, e due milafanti ; e ti. che gli acqutftifi compartiffero, 1 marittimi all’vna, 1 terre fri all’ Scintati1 altro. Mentre difponeanfi queiti fànguinofi apparecchi da tutte lo parti, Gregorio Vndecimo,Sommo Pontefice paternamente vis’inter-pofe 5 mifeniò gli officij di prieghl, e di proiettate fcomuniche contra_ ponc. i pertinaci, & haueagià principiato à mitigar’in gran parte la crudeltà degli animi, e già poteafperarfène l’efito buono, fé nel punto fletto E mmc. co 1 filo della fùa vita, quello infierne non recideafi di qualunque^ buona fperanza. Inondò per tanto più furiofò l’impeto delParmi. Elef: iè la nottra República »Capitano Generale delle venti Galee, Vittor Fi - Armata^ iàni, di alto fàngue, e di pari eiperienza sùl mare, e Pantaleon Barbo, e Lodouico Loredano Proueditori. Ordinò in terra poderofo efèrcito /ani Gcnc-fòtto la lolita valorosi condotta di Giacomo Caualli,* e s'incarnino ver-ralc ; fo Genoua, con Pvfo di quei tempi, Nicolò da Chioggia, vno de’ Se- 1 3 8 gretarij, ad annunciami la guerra. Salpo il Pifani dal Porto > icorfe il Golfo 5 girò la punta d’Italia, e patteggiate Tacque Ligure, s’impadronì aL di più Vaiceli i Genoueiì con ricco vantaggio. Da tali rimbombi, non ZwJqu! attefi tra quelle vicinanze, sì pretto almeno, rimafe quella República^ dc’ grandemente ttordita. Apprettò frettolosi dieci Galce^Scarfo il nume- "ch'amano ro degli Arfili, iludió fupplire con altro abbondante di remiganti, o dtea Galce-militie, per preualer’all abbordo, e Lodouico dal Fiefco il lor Capitano , vfcì tofto 5 fi diè al mare ; e valicollo verfò le fpiaggie Romane con., gran coraggio. Subito, che d’Antio in poca diftanza, lo feoperfe il Pifani, fodisfece al defiderio, che già nodriua 5 Andò veloce à inueftirlo, e colui accettò con non minor ardir la battaglia. Crudelmente le Ar-m^te “ftrinfero 5 II numero maggiore de’ nottri legni 5 de’ nemici quel- c5hattono lo degli huomini, pareggiarono all’abbordo il vantaggio in tutti, e le ierite, e le iti agi eran di iòle hafte, e fpade incrociate. Mentre in tal güila atrocemente fi combatteua, procellofò nembo eleuofli, che fiacco , e fpinfe violentemente lontane dalla battaglia alcune delle noflro Galee 5 e Falere troppo con l’auuerfàrie attaccatefi nella pugna infierne, benche