rp8 DE FATTI VENETI. IhouoÌfI r^tagli con ciToPoccafìone di trattenerficolà di più, fe ne ritornòàFa-' magojia. magofta. Quiui fedatamente difcorfè, e configliò con la Reina, e con Andrea Cornaro, ìlio Zio, che hauea gran parte negl’intereffì della Nipote , e del Regno, ciò che più neceflàrio voleaui, per aflìcurarfi, e guardarli bene da conuulfioniciuili, e da infidie eftranee. Tennepoico’ Proueditori dell’Armata per nome del Senato al fiero Fonte il Rè Bambino 5 e dopo adempiutali la cerimonia, già la ftagione auanzata, pre-JcZnciTo'r ^ congedo, e lafciò, in partire, nel Porto le tré Galee, che haueano già to de'legni trafportato al Perfianoi Cannoni, con altre duedipiùperiournbbon-yeneti. dante cu ftodia. Gittò fcala, veleggiando, àRhodi $ d’indi à Scio 5 tra-Tafla à iHo pafsò pofeia le Cicladi, e calato in Morea, fermoííi à Modon, doue tro-dori • uò arriuato à bell’agio con alcune Galee il Legato Pontificio Lorenzo Zane, che anco fùbito, infierne co’l Generale di quelle di Napoli verfo Ponentepartì. Così terminò la Campagna in Leuan te quell’anno 5 e così la República iìgillò in efla vna perpetua memoria del Tuo poter fornai mare, e per le fue riguardeuoli imprefe, e per quelle, che i Turchi non hebbero ardir mai di tentare j non vedendofi, che la loro Armata.., benche poderofa cotanto, e di tanti legni compofìa, vfcifTe mai da-Gallipoli 5 nè ch’ella operaife $ nè ch’impediííe, ch’altri operafTero j fruterío il do “4«# otàwì direttori. In quel tempo fleflo verfo il Verno, che an-geVrono °, dò à Modon I’Armata Veneta, per prender quiete da’ lunghi franagli foi^f della State, volò al ripofò di vita migliore, &i à goder’in Cielo il meri-Teiio.at to della terra il Doge Trono j feguitandoui Nicolò Marcello, Senator 1473 di gran vaglia, e di gran concetto. Il fine del Vintefimoquinto Libro. DE*