LIBRO TRENTESIMO. 741 ua del paíso, che fè alla Republica ; Procurò corregerla con altretanta SJ.¡¡¡¡¡jfct dolcezza 5 Giuftificò le riipofte già dare ; Le ioftenne non beri inteiè, gato alloj nèriceuute 5 Conforme al coitume di vri ingrato pentito , e falto ^¿bL‘catL altamente i beneficij auanti fcordatiiì 5 Non fi contentò parlar di io dedo5 Paisò fino à lodar Giouan Galeazzo primo Duca di Milano, che, gjf1 morendo, militili Commifsaria la pia República del Tuo tedamento; o c ' con quedi liberali concetti, malamente nell’interno nudriti, non fi contentò iolamente di aprirli paflo alle militie per Pifii ; preteiè di ipa-11 concede • lancar’il cuore in vn perpetuo riconoicimento di debito alla Veneta. Patria. Era forza quella : non era dono di volontà, e perciò potea non. gradirli5 ma la prudenza ne’ bifogni ad altro no attendendo,che al folo Biiògno, fi accettò il paiso, e non per anco trafeorfè le militie per Lc getire-Modona, eReggio, ie ne andarono per PontremoloàPifà, co’lloroàvifaV Proueditore Tomafo Zeno, già detto. Colà molti fatti occorièro, molte crudeltà vi commifero i Fiorenti- Cru¿eit¿ ni, e fpetialmente contra que’ Greci, che più abboniti, e più temuti de' Fiorcn-degl’altri, poteuano hauer nelle mani. Frà lc Imprefè principali da lo- \%ecc°M>a ro intentate, adilironoButrio, e vi furono rifpinti da quei di dentro dipinti da con molto flagello 5 Ma Giacomo Sauorgnano,giouine di vn’alto fpiri-mri0% co, e Condottiere dicentofuoi CaualTi, e quattrocento de’Greci, quafi, che malamente inciampò. Si fiaccò dall’eièrcitocon quella, gente, &: andato veriò Piombino, allontanandofi, edepredando, attaccò vn Cartello s vi ributtò alcuni vfeiti, e vi entrò, e vi fè vn groffo bottino. Venne, ritornando addietro, iòuraprefo, ed aíTalito da mol-to numero d’imbofeati nemici; ma nel punto quafi fteiso, che da vna attaccato parte fi trouò combattuto, fù dall’altra difefo. Dubbio io di alcun fùo dac^‘ {concerto, feguialo il Zeno predetto non molto lontano con grande portion dell eièrcito. Subito, che l’intefe attaccato, accelerò il camino ; giuniè à tempo nella battaglia, e fù di tant’vrto a’Fiorentini la re- E ne fann0 pentina entrata di quella gente, che difànimati fi dierono à fuggire, &* *enetiiv* infeguendoli i noftri fin doue poterono, più di ducento ne vccifèro; ta&liaU' preiero il fratello di Rinuzzo da Marzano, vn Francefè di molto grido, cento, e cinquanta Caualieri, cinquecento Fanti, cinque bandiere, o Rinuzzo ftefso hebbe gran fudore à ialuarfi. Cercando per ciò i Fio- 2 Fiorentini rentinifteifi di rimetterli dal rileuatofconcerto, ricondussero di nuo- ™01!j!“^o uo in lor Generale Paolo Vitelli, che, terminatala prima condotta,era \y¡teii7L, pafsatocon gli alt ri Parenti à difenderfidalPapa; e ftipendiatofimil-^ra/e.^ mente Vitellozzo Tuo fratello, ambi poco dapoivi capitarono con- %o fuo fra-trecento Caualli. teiio. Inforlè in quei tempi gran foipetto alla República, per vnníeuadi Buhh]j¡ di quattro mila tanti, che Caterina, Signora d’Imola, e di Forlì iollecita- catermsi. ua in gran frettarmi Tuoi confini. Era ella figlia non legitima di vn. gJJ* e rii fratello di Lodouico, e rimada vedoua, per lei non apparia bifogno « per cena alcuno Lemu-