LIBRO VINTESIMO. 449 uè alla Republica di non lafciar’abbandonato, e difperfo il Vicario di Chriflo; figlio, peri natali; Padre , per la veftitaDiuinita. Nonpo-teuano i Colonnefi> principali perfècutori, nulla completi nella paco medcfima, pretenderne aggrauio ; e meno il Duca, fé non in guanto vi haueife cooperato fègretamente • Qui chiamaronn pei ciò a gli iti- // Gettarne. pendij due braui Guerrieri 5 Erafmo da Narni, detto il Gattamelata,, e’1 Conte Brandolino; Obligaronfi à mille, e cinquecento Fanti > noflipediati cinquanta Caualli pervno in Condotta 5 e fi andò apprestando ciò, che in occafionedi bifogno haueife potuto valere, (è non à rompete,à conciliar almeno più facilmente i ripieghi con 1 armi alla mano. Haueua^ in tanto grandemente fcompoflo al Duca ifùoidifègni Francefco Sforza, giouine d'alto fpirito, ai (ignorili penfieri, e di feguitocapace^ àtrarfi per fe da priuataà dominante fortuna- Couauaeigià, maneg-giandofi ancor l’armi contra la Republica, profondo diiguflo , perche gli foiTe preferito il Piccinino nel comando generale degli eferciti. Procurò il Duca blandirlo vn pezzo, e fpecialmente con intentione, datagli più volte,di vna iùa fola figlia naturale in Conforte ; ma conchiufalì la pace di Lombardia, gli fi toliè dal feruigio 5 Pafsò con due mila Ca-ualli, e con molta Infanteria, condottadavn iùo fidato Colonello,^i0rfil/2)W nella Marca d’Ancona ,‘Quiui con rapidi fatti iè ne refe generalmente ca. padrone ; Pofcia feorfe nel Ducato di Spoleti, ed occupò Forlì, ed altri E juoi f lttL luoghi ; e di là paflàto final mente il Teuere, andoifene con gran terrore à piantar l’ailèdio à Viterbo. Intefiper tanto Filippo, e l’emulo Piccinino iiùoiauanzamenti, penfaron, come troppo felici, à troncarglieli . Trasferiifi velocemente in Tofcana il Piccinino medefìmo, fot- ^ to finta di Tua cura (aiutare ne'bagni Senefi, con mille Caualli. Vi fi tiii per im- vnì colà con occulti trattati, Nicolo Stella di Braccio, già detto, echep*J«^ ^ già s’era tratto fuori contra la Chiefa ; e trà l’vno, e l’altro porta molta, ¡¡¡¡¡¡¿sta gente in Campagna, fi fpinfèro d'accordo àinuader lo Sforza, che bat- incontra di tea per anco Viterbo. Gli afTediati, ad oggetto di trarfi da’ fuoi traua-gli, follecitaronlo à gittarfi nel partito del Pontefice, per non chiuderli Sifà io sfor trà tanti nemici, e lo periùafero ; Perfuafolo, prouederonlo di muni-rioni, e di genti, ed ei congiuntoli à Michele Attendolo, già Condot- tefice, tiere valente de’ Fiorentini, in quella forma fchierò alle lue Infegne vn’efèrcito di molto polfo. Il Piccinino, eloStella all’incontro ha-ueano trà i confini di Viterbo, e di Rifpampano raccolto il loro, ed ho-ramais’eran tanto auicinate tutte quefl’armi, che non poteano (è non iniànguin arfi di momento in momento. Ma nello fterto procin to,che ci’eferciti a ciò feguire douea,fouragiun(è,efifrapoièdi mezzo ad ambi gli efer ~fr£j£t0,7 citi Vrbano da Tortona, efpreffamente mandatoui da Filippo. Coftui combattere parlò con tanta energia; ponderò così al viuol'interefTe,e 1 danno com- f^feiatordi mune, pendente da quella giornata, ogn’vno vincendo; edimoftro Filippo. così euidente il giuoco preparato in quSunque modo a’nemici, che III non