4o DE’ FAltri VENETI. Morto co. te »e fatto!° ^eSno de’ colpi, auuenne loro di coglierlo dVna faetta, o battendo. di leuargli la vita. Tolto il Capo, fiì tolto il cuore in confèguenza. Rotti i ve Siriuoliè a’nemici con ilrana metamorfolì la vittoria, e ri- neti!1 C~ mafero le fette naui interamente diflrutte. Fluttuò per queft auueriò calo Venetia molto, parte impietofita verfo la degna memoria dell’ eflinto Doge, parte auida di nouità, e crefcente d’animo cattiuo à cat-tiui accidenti. I Corliri, prefo dal vantaggio magglor’ardimento, con libere incuriìoni batteuanoilGolfo,e tormentauano gli detti lidi 5 e i Saraceni con due potenti armate ritornarono in Italia nel tempo me-defimo, inferendo generalmente gran danni nella Calabria, e nella Pu-88 8. glia^ e prendendoli il Monte Sant’Angelo. Pietro Tribuno creato Do-’bmoDoge. pe ^ unbbiofo, che Tacque, e i Canali non più foffero badanti à fàluar la Città, e vi prouide con 1 erettione d’vn muro in guifà d’argine dalle riparF^aiu Part* ^no * Santa Maria Zebenigo, e con catena communi- città. cante di qua con San Gregorio, dirimpetto del Canal maggiore à tra-uerfo. A tali, e tanti mali, vno affai più graue ne fouragiunle, che tol-fe il penfìero al pericolo degli altri, e tutte obligouui le diligenze. Morì Carlo Graffo, pronipote di Carlo Magno, lènza Difcendenti ; e mancato in lui lo fhpite de’ Carolinghi, haueua il Pontefice abbracciata, l’occaiìone caduta opportuna, efòfpirata da’Prencipi, difcuoterl’Ita-fiZTo’Tè° dal giogo del dominio forediero,e di coronar Berengario del fingue Tc'llgofar antico Longobardo, benche affai remoto. Hor felici, ed hor’infaufli di m itaha. furono i cafi di quedo Prencipe, lèmpre con l’armi impugnate in di-fefà ,* ma più d’ogn’altro auuenimento, tragico fù à lui, & alla Prouin-Done toma eia il ritorno in que’ tempi de gli Hunni, corfiallume di quelle fiam-noghuhh- cjje milèramente lardeano . Venuti codoro da quella ichiatta, medelima, per innanzi dralcinataui dal crudel’Attila con tanti flagelli, erano capitati anch’efli gran tempo dapoi nell’Vngheria, etrouatiui annidati idifeendenti di quegli antichi primi, lihaueano icacciati da_ quella patria, già per tanti lècoli fatta fua, e lènza veruna pietà veriò alla propria natione, incrudelitiui contro . Edefero polcia l’infuria-e lo ropouo tehodilità, erelòli tributario gran tratto di que’ paefi, con rilòluta, e non impedita carriera pattarono perlaMifia in Italia. Qui Berenga-rio vi lì pofè incontro con quindici mila combattenti a’ confini ; ma, rotto, e dittìpato in gran conflitto, à briglia fciolta i vincitori Icorfèro 5 mandarono la Patria del Friuli à ferro, e fuoco, e guadando, e liccheg-7’rendono S*and° Per °§n* lllog° 5 trattili fotto à Treuigi, lo prefèro attediato ap-rrcuigi. pena. Tenean codoro le redini alla mano per volgerle altroue in Lombardia 5 quando chiamati dall’auree trombe delle douitie famolè di sì volgono Venetia, cangiarono penlìero, e verfo quedi contorni retrocederono il verfo vene, patto. Erano impetnte di cuoia le loro armature 5 haueano della delia durezza gli animi implacabili, e fieri: i corpi relìdenti al patimento di gran diligi, e per le continue proiperità, non fipendociò, che fotte ilti-