LIBRO DECIMONONO. 433 mentó la condotta à mille, e cinquecento lancie di più3 gli fi fermarono altri mille ducati all'anno contanti 5 sinueilì nella padronanza delle Terre di Chiari, Rocca Franca, & altri luoghi, de rendita di dodici mila ducati 3 e fùrongli con nobile apparato nella'Piazza di San Marco, alla preiènza del Popolo, in eminente fitoconfignate per mano (leiTa del Doge le publiche patenti con teneredimoilrationi. , Conièruoiii due anni la República in pace. Supplicata da molto °0^n¡^ Gì età, perche le accoglieiTe vailalle, non puodiriì quanto eileioha- no vaffaiie urebbe in Terra Ferma il Dominio, (è à coniòlarle íi foífe diipoila. Si era tolta poco dianzi dalla Chieià Bologna; Pregò il Pontefice quelli Senatori de’ loro offici), perche di nuouo iè le inchinaife. Eifi volentie-tieri lo fecero ; ma ella efpreifamente negatolo, offerì in vece à queda Patria la (lia iòggettione, che fii parimenti, come quella di tutte Falere, (blamente gradita in voce. Finiti gli anni due, fe non combattuti da foreiliere moleilie, per- 1430 turbati però da due gran f uochi 3 L’vno di vna continuata cccciTìua pestilenza 3 l’altro di grande incendio nella Chiefa di San Marco, ne au- UHouaguer V ^ . 111/1 re • ra co L JJu- uampo co 1 Duca Filippo di nuouo vn terzo,pronenuto dalla ltelia pri- ca Vl¡CQnú. ma origine de’ Fiorentini. Studiaua tutti i modi quella República perinfignorirfi di Lucca., Città dominata in quel tempo da Paolo Guinifìo. Si era coilui con- e fua cagio ieruato nelle paffate combuilioni neutrale 5 ma non facile al debolo ne’ di eiìmerfi da tutti gl’inciampi apprefTo il più forte, à cui non mancano preteili mai, i Fiorentini,fatta la pace,aggrauaronfi della dia praticata neutralità, e volendo iòdisfariène, inuentarono, che Nicolò Stella , come Nipote, 6c herede di Braccio dal Montone, di gran nomo ne’ tempi auanti, sfoderale vn credito, contro Guinifìo del Zio, e felonio andar’hoililmentcà pagartene. Ricoriè il Prencipe ailalito a’ Se-nefi. Spiacque adeili, che fi faceiTe Fiorenza più grande, e mandarono infierne Ambaiciatori à Venetia per aiuto ,ò interpofitiòne autore- u™bfyean's uole almeno. Troppo la República co’ Fiorentini vnita, fe n efentò 5 e di Lue-Guiniiio, maggiormente incalzato, riuolfe le fue neceifitofe preghie-re al Duca Filippo. Eglfal fòlito, nulla curante le leggi dell’amicitia., cci non accó e della fede, entrò nel penfiero di trar dall’occafione profitto, e auida-mente la colie. Vergognoifi però d’incorrere (copertamente in man- contra Fio. camento sì graue. Procurò maicherariène in qualche maniera, e per v¡^0 aW farlo bene, finfe di licentiar dal ièruigioFrancefco Sforza, e paflollo, memo m-non più, come ilio llipendiato, ma come fi moueife in propria fpccia-lità, con buon neruo di militie à fauorir’i Lucchefi. Piacque à Guini- aiuto di dui fio di primo tratto l’aiuto 3 poiché valle la comparii di Franceico à far fubito ritirar da’ fuoi confini le genti di Fiorenza 3 ma in corti giorni fi Guinifìo fo-auuide, che non era differente la perdita, per la differenza della mano fPctt-u rapace 3 Che lo Sforza, dopo intrufoli in Lucca, non vi hauea fermato I i i il piede