47<5 DE’ FATTI VENETI. e v'introdu l°Pere>nè trouatoùi contrailo, introduflè agevolmente per quella via ce otto Bar. nell’Adige otto gran Barche, e fè (montar foura l’argine oppolio millo trai fi* d fidati. Portò la fortuna, che fi troualTe in quel luogo Tiberto Brandolino con trecento Gaualli, da cui lènza loro dar tempo alTaliti,di tal lòr-'doiinofJÌte ^ £>Prafece » C^e gli sforzò di prenderla carica, e fuggire in Sangui-in terra mi netto à faluarfi. Ciò produlTe a’ nollri vna loUerchia baldanza, ne’ pro-/e Fati sbar {peri iiiccelli nemica fempre la più potente. Volle il Brandolino, e fe-co infieme il Contarini, &; il Molino, Capi marittimi, Imontati, inle-guirli; e per coglier gli altri, furon’eifi colti. Ingrolsaronfi colà gran-gufnetto Scd demente coloro ; vi li attaccò vna fanguinolà fattione 5 e toccoci di ri-u peggio de' portarne la peggio ; vccilòui il Contarini, e’1 Brandolino feritoui à noftri. lxlorte. Si condulse tra tanto il Piccinino alle ripe dell’Adige,per palparlo in qualunque modo i e maggiormente infiammatoli a quel buon lùccelso, diltefe con vehemente rilòlutione s# l’argine del fiume quaranta grolfi Pezzi di Artiglieria, e prelè con impetofuriolòà tempe-wfagiiata llarui,e à sbaragliami TArmata nollra. Non v’era più modo di refiller a’ mata nèuÌ c°lpi 5 Ne conobbero l’eccidio Dario Malipiero,e Bernardo Nauagie-Mige. ro, dopo la morte dd Contarini fubintrati al comando, e in fretta riti-sbana il rar°no, per ¡sfuggirlo, le berlàgliatelor Naui. Allhora il Piccinino non Vi cc inino perdè il tempo ; fè auanzar le fue per il Panego, e trattele facilmente^ pane Ci?‘ nell’Adige, sbarcò in vn fubito l’elercito nelle Campagne di quà. PSr-quà ! ‘ tito già il Melata dal Veronelè,per opporlègli,e trouata ritiratal’Armata con lòmmodilconcio; e il Piccinino panato; egli di gran lunga in-fèriore per poruilìàfronte, deliberò làggiamente di ceder’all’impe-Tiieiata riti- to 5 ripartì le fue genti ne’ polli più fermi del Padouano, e del Vicenti-m'voftT0 n°, e pensò quiui di attender lo Sforza, per vniruifi, e meglio intraprender polcia vniti contra il vittoriolò, e potente auuerlàrio. Prolè-guìaltretanto il Piccinino luperiore. Pofe à terra le lue militie; Sca-gliolTi contra Legnago, che gli s’arrefe di prima occhiata ; Andò à Ca-viceinino flelbaldo, e pur’il viniè 5 Scorie, come vn fulmine tutto il Pael^Pado-%™goC,&aiuano 5e Vicentino 5 Prefe le terre aperte di Lonigo, Marollica, Bren-tnluoghi, dolo, Monticello, Arciano,Montorfo,etuttala ValIediDrelsino; e cercando pofeia vn cibo più fultantiolò al gran fallo, fi accollò, co’l Trcfcnta l'Gonzaga ièco infieme, à Verona, dentro à cui hauea lalciato il Melata tÌ»a'.°a ^ Chrilloforo da Tolentino. Quelli terribili auanzamenti nemici lòlle-citarono à palTar’in Lombardia tanto più lo Sforza. Trouauafi vn corpo di cinque mila Caualli, e mille, e ducento fanti ; vi eran de’ Capi , Giouanni, Aleilandro, e Leone, fuoi fratelli, Ruberto Sanfeuerino , varte coru Domenico Malatella, & altri valenti guerrieri. Si ilaccò dalla Marca ; trapalsò per Elio, e Fano; arriuò adArimini, e quiui, doue gli parie Marca lo di ralfegnar generalmente l’elèrcito, trououui gran nouità, che Guido ^Lombardia. Faenza, nnegatofi à motiuo del Duca, già sera abfentato, ed apporta tofi con molta gente in vn luogo à impedirlo. Ciò gli feco mu-