LIBRO P R I M O. i7 il furto fàcrilego, fu da’ fuoi, conforme al mèrito, tradito, ed vccifo. Cadeua dunque da moJtanni fòura quelTImpero tremendo il eafligo, Nell’Italia quafi del tutto fpento da’ Rè Longobardi,- Nell’Alia, ,&ì anco nell’Africa, lacero, trafitto, ediuifo; e ¿Saraceni, Barbari fan-guinarij, imbeuuri già ducent’anni alianti della legge del lor Profeta i Greci Irr.-Mahometto, sfogauano più che mai la loro barbarie contfa lefteiie ftrat0Y!-Greche Prouincie, prefàgio fune ilo, e pur troppo auuerato dapoi,che doueilè quella natione mefcolata, fòtto Tlnfègne ancor non nate Ottomane , {piantami da’ fondamenti la Monarchia. Pur a tante vificc, ed à tante parlate del Cielo, in vece di rauuederiì peggiorando Leone, ofcurò di nuouo quel raggio, c’hauea negli vltimi Imperatori il vero lume riaperto. Ardì nel tempo fleflo, che per Torationidel Pontefice, e per Tarmi Venete acquiilòRauenna, corifpondere iniquamente, col darfi alThereiia negante il culto alTImagini de’Santi. Egli amara- heuUco Ì* mente trangugio! I a ,• procurò di farla riceuere ouunque eitendeuail comando,* e cercò in ogn altra parte Chriiliana, con efortationi, e lettere molto efficaci introdurla, e di annullar il domito Pontificale riipetto. Pafsò ancora, tra gT al tri, à tentarne Venetia: ma eliaco^ Tec^J/er. ilante, quant egli preuertito, ricusò il benefìcio, e prelèntò à Leone anco'r'ne-inricambio, e riipoilaquelTvnica medicina., che poteafintamente tia'^/te0n‘ curarlo dal morbo, efàluargli, con lo feudo della buona Fede, dalle i'‘°' infedeli ho fi ilità, il Dominio. Raccordogli. Il merito recente della e n/pofl«-> Chtefa, e del Papa con effo lui\ ciò, che hauea la Repub Ite a con tanta prontezza, affetto, e pericolo guadagnatogli Imperiale grandezza j Che nell occ afiont tutte 1‘batterebbe trouata della fìeffa prò-penfionei ma, quand'egli dalla Chtefa membro ree i/o, Vrcfùmejfe di fiaccar ancor lei, e ff ere nella fna fempre goduta tnaipendenza rifoluta non affentirgli,pregarlo come amica, di rauuederfi, peni ir -fene, e leggere ne fuot continui trauagli, e flagelli la granita della colpa „ e lira ai Dio concitata. Ma la coitanza religioià della, Republica. come valfeà confermar fé fleilà nella fua Padronanza, e nel iantopropofito, nulla potè per far ceder quell anima oflinata dall’empia dottrina. Cofi co’progredì del tempo continuandole perditioni delPanime, e de gli Stati egualmente 5 defòlata in Italia la forza Greca, riprefero facilmente i Longobardi Rauenna; fugarono di nuouo, ed eflinfèroLongobardi per tèmpre la poteflà delTEilarca; ne più trouando impedimento ni-cuno, Roma principalmente era meta, e fègno de’ loro colpi • Se però in tal forma rifèntia quelTImperiale perfidia per inique mani In pena douura i era hoggimai tempo, che anche la iceleragine Longobarda (già traicoriò il iegno deT perdono ) doucifc pemenir pur in Iralia al fuo fine. Il iommo appuntodella fua inalzata grandezza facea crederla poco dal preparato fupplicio lontana,- fòlita pei mitfione del Cielo , C quand’ ÀÙl