?3o DE' FATTI VENETI. nini emc in numero di diciotto mila Calmili, e tré mila Fanti l’Oglioà de dell’efer Canedulo ; Calpeftò il territorio Brefciano ; Pretè Gambara, e preferimo sfarle. ^ combattere Ponteuigo, poco prima ottenuto da noilri. Seguitò nondimeno il Leoneifa à tormentar col Cannone fùriofamento u Leonefìa Soncino,e gli aprì le mura, e lo cottrinfe ad arrenderti 5 Efpugnò dapoi Romanengo, e tutto à vn tempo potlofi con tutto il Campo à rintrac-manengo. c|ar del nemico, e trouatolo clVegli hauea horamai iùperato Ponteui-£ và-verfo g°» e ch’erafi condono àGelo, permoletlaruiBretcia vicino, tanto u capo ne- più {limolato pretè i patii delle paludi, & andò frettoloiò à piantami!! di poco tramite in fronte. Mentre di tal modo trattengono gli efèrci-ti, non iniànginatiii à più, che di femplici icaramuccie, Guglielmo , fc Marcheiedi Monferrato, pur egli vnitofiin lega con noi, com’anco ferrato co- hauea fatto il Duca di Sauoia, entrò impetuoiò con quattro mila Ca-damimoLu ua^* nelFAIetlàndrino ,epofcianelTortonefe,ePauetè,incendiando, e vccidendo. Si fcoiTero à gli auuiiì di quelle mine Sagramoiò Vifcoliti, & Antonello da Birago, che ne’contorni del Piemonte andauan. trattenendoti convn corpo feparato di groifamilitiaSforzeica, efpic-e riceuc^ catifi à rinuenir di Guglielmo,e giuntolo a’ confini di Aletfandriajo at-ff taglu taccarono di tutto tranfito, e gli malmenarono à tègno la gente,c’heb-be fatica, con poch’altri, in Caftel nuouo àiàluarfi. Meno ripofauano in quefto tempo l’armi di Napoli. Il Rè Alfonfo, per coglier’iFiorentiniàdirittamano, hauea mandato il figlio Ferdi-ami di nando in Toicana con forbito eièrcito , & anco hauea la Republica. To/caLu fpinte in quei mari, iòtto la icorta di Marco Zeno, dodici Galee, per diuerfion’, e /paleggio. Ferdinando penetrò nelPArezzo ; Tentouui prima, iènza frutto, Cortona, e pofcia inuetlì Fogliano, eloprefe . Attore da Faenza, Capitano dell’armiTofcane, pretefediopporiègli, e venuti due volte infieme alle mani, e toccato ad Attore di rimaner iòccombenteinogn’vna, fù nell’vltima fpogliato di molti fanti, e di mille Caualli. Penetrò vittorioiò Ferdinando nel Senefe, ebencho fouraggiungetTe l’Autunno, che l’obligò di ritirarli à quartieri, feminò in ogni modo tanto terrore ne’Fiorentini, ch’eglino apprendendo rfcorronoai *^ran ma^ a^a noLle^a tlagione, ne fcritTero efficacemente allo Sforza. ™s?or™aa. Per opportuno foccorfo. Staua occupato in quei tempo Francetco nella tua propria difefa $ ed impotente à tòuuenirgli di forze,diè di mano à vn configlio, da lui facile,ed affai gioueuole riputato. Era il Rè di Francia molto d'efli amico, e Renato d’Angiò acerrimo nemico d’Al-fontò, peri lunghi ditfidij tra di loro foura il Regno di Napoli più volte he licon tocc^• Confideròa’Fiorentini,Chefe nonpuò negl3animi dePren-figlia ricor- cipifpegnerfì la memoria, e’L defi derio mai difi aìo perduto, douen-r ere in Fra- do in Renatofremerne altamente la cupidigia, e’Ir ancor e, fcr tuef feroadefjoper inter effe di fe me de fimo, einfeme al Re, per rei~ neftar’vn RegnoinPrencipedelfangue, e foura la propriaCoro- na$