494 DE’ FATTI VENETI. ila > fi foife ribellato, e con buon neruo di Caualli al Piccinino congiun-tofi. Pur nc meno in ciò finirono i rigori di vna mutata fortuna. Ha-ueafi publicata vna voce nel Campo, non fi ièppe, fe per arte auuerfa-ria, ò iè per corfo fucceifiuo naturale de cominciati diiàftri 5 Che il Senato Veneto, imprigionatolo Sforza, Fhauefiefatto fegretamente^ morire. Queila fama, ancorché falià, altresì produiìe vera vna. gran commotione nelle genti Sforzeiche ; e’1 Piccinino, tra tanti rumori , à briglia iciolta via più profeguendo, pafsò nel Bergamaicoj v’in-'grejfi dd Ua^ Pi^ura, e vi occupò alcun altre Fortezze. Partìiiibito verfo 'Piccinino Brefcia lo Sforza per dileguar nelle militie il concetto diuulgatofi men-majcoCrg*' dacemente dilui,e'per oftar’infieme al rapido corio auueriàrio. Vi andò, ièguitato dalFAuogadro, e dagli altri; e parue appena comparfo, che foiie vn baliàmo à rift orafi Popoli, e le militie di vn’in finito contento. Adunò tutte le forze in vn corpo. Iuiàpocoviiòprarriuòdi gran polio Michele Attendolo, che, laiciatofi dagli itipendij Fiorenti- 1441 ni, e già fatto vecchio, ed infermo il Melata, à quelli s’era condotto ; 'Preferita lac<^ in quei primi ingreflì di Primauera, auanzatofiiènza dar tempo, battaglia al ricuperò immediate il Ponte di Valeggio, ed oltre icorfe à preièntarfi 'Piccinino, alla front;c del Campo nemico. Teneafi’l Piccinino in fitoforte trà i fiumi dell’Oglio, e del Serio. Vanraggiato dipoilo, potente di nume-.10, accettò la battaglia con intrepida voglia, e fi combattè feroce-"lCC u' mente trà inculcate atroci vicende finche iouragiuniè la notte, e che> pari iè ne diicioliè la pugna, iè non in quanto toccò à noi di perderai il ^iidTfen^L Caualcabò Capitano, in più luoghi nominato, di vna guerriera virtù ; diurno, e direilarui mortalmente ferito Giouan Paolo Troilo. Riordinatolo Sforza il fecondo giorno dagli {concerti 1 eièrcito, tragittò FOglio il 20 sfor?.^ terzo, & andò d’improuiiò à porre à Martinengo l’aifedio. Conferua-tÌln ua^ prefidiata la Terra, ed’ei fortificatofi altretanto in Campagna di alloggiamenti, di foife, e d'alte trincee, pretefein talguiià, già coperto aa quei di dentro,e di fuori,vincere,iè non à forza d’aiTalti,di fame al meno,la dura Impreià. Ma non potè il Piccinino, non aggrauarfi, che ardiffe il noilro Capitano prendergli,come sù gli occhi,quel luogo.Paf . . so anch’egli l’Oglio; fermò il Campo poco meno, che in diilanza di un In ‘fiatila- miglio,e Ìi pofe in poifeifo d’incalorir5,e di {occorrere gl’aifediati taluol-cma., ta. Fioriuano nell’eièrcito fuo venti mila foldati, tutti agguerriti, non comprefaui Finudl gente, e crefceuane il numero à momenti, noiL fermando il Duca mai di nuoue raccolte, e di nuoue miifioni. Il Veneto fino à trenta mille afeendeua ; E in quefli due Campi poteua dir- ii, fattofi vn Campo appunto tutta l’Italia, e dagl’efiti quafi, che pen-dente la decifione d’vn generale Dominio. Ridotte à queil’interito l’e-niergenze communi, più non hebbe cuore il Duca di giucar in vn iol punto le fue. Tremante all’importanza, nè fodisfatto del proprio potere inferiore, fe ben’ecceiljuo > pensò da vero alla pace 5 già ch’altro partito