7*3 DE FATTI VENETI. t;ro folereftòeipugnata,e mandati àfil di (pada tutti li foldati, che v’eran %ouT. u dentro. Al fauore della fortuna accoppiò il Triuultio vna più veloce, virtù; Profeguì col terrore, e la preitezza di vn fulmine; Vinfeinpo-gìlrni ZZ chi giorni fino aventi Fortezze, ecomprefein eife, per meglio ab-u Forte^c- bellire le fue gran vittorie,Tor tona. Sentiti dall’armi Venete à queit’al-£ Tortona. tra ^ • Lombardia i muouimenti felici Francefi, paisò TAluiano co gran parte della gente POglio ; in vn folo giorno s’impofsefsò pur'egli tr£af ià di molti luoghi; poi ricongiuntofi à tutto Tefercito,& eipugnate, e pre-luogbi. fe più Terre di quà dalTAdda, fi difteiè d'intorno à Carauaggio, la più ECarauaggi°o Ninnata in quel tratto .Pertinaci dimoftratifi gli aggredì,fè piantar loro contra il Cannone ; ma la mattina configliatifi meglio, preuennero af-anendJ* ^ Per tempo il pericolo; arrefèro la Terra, & anco la Rocca ; fi concef-ièà tutti libera,& illefà l’andata; e quei di Sondrio,inuitati dall’eièmpio, e ftmiimt- pUr praticaron lo ileffo, e della Terra, e del Cartello infieme. Il Tri-onan . uujt j0jc0ntjnuancj0 dal canto ilio à paifeggiarl Milanefi contorni, an-Triuuitio dò fotto Aleffandria, e principiò co’ tiri groifi à colpirla. V’era dentro Mandria. Galeazzo Sanfeuerino, che, fe ben Genero di Lodouico, incodardito, calcalo fc nc foggi con pochi la notte di furto , correndo à Milano . Si diuul-fìiggiTàni\ gò nel luogo la (teffa notte la fuga, e molt5 altri feguitatolo de’ iiioi Uno. ìòldati , à Cauallo , & à piedi ; la mattina trouandofi gli Alef e la città fi Mandrini ipogli di qualunque difefa, /palancarono volontarij le porto arrende, a’Francefi. Precipitate à taliègnole coiè horamai, (limaronotuttii Popoli gran fortuna Tarrenderfi, e lo feron tra Tal tre Città Piacenza, 'piacenza,e e Pauia ; chinandofi al Triuultio, e mandandogli à gara il Vaffallag-•Tattiafà lo gjQ ? eie chiaui. Staua il Duca di Milano quali attonito alle (ciaguro * vniuerfali del fuo Dominio. Hà la fortuna due mani, e perciò potrebbe difpenfarIn vn tempo con vna le gratie,con Taltra le iuenture ; ma quando toglie, ò à fauorir o ad opprimer*vno, influiffe à guifa di (Iella, ò tutto aimale, ò tutto di bene. Fulminarla colei Lodouico fuori diMilano; volle coglierlocon gli ileffi rigori anco dentro; e benche tutto poisa, non però potendo sì facilmente con la forza, nè con la fame fcacciaruelo ; forte Milano, prefidiato d’armi, ediviueriin abbondanza, fconuoliè à Lodouico i propri] foldati, e lo riduiTeàvru corpo, che, colpito nell’interno da peilimi humori, nonponnoTe-f^dtumo fteme cimature difenderlo. Tumultuarono i foldati per le lor paghe, in Milano e cor fero tutti con impeto grande à ricercarle da lui. Egli foprafatto, cont™ io- cercò, per prenderne tempo, di rimetterli al Camerlingo. Volarono alMiniilro coloro con importuna richieda, nè potendo trouarln-Ferìfconoii e(fo lapreteia celerità, vrtaronoà offenderlo,egrauementeà ferirlo. camerimgo sjCommoiferoalIhorai Maggiori della Città di due paifionià quel fommo (Irepito ; Tvna di gran timore, chele militie, già folleuatefi, prorrompeilero in vn generale faccheggiamento; Taltra di vn ardente defiderio, che ad eilx non nacque folamente i n quel tempo,di muta- tione