774 DF FATTI VENETI; loIohìcV trattenersi rinchiufo in luogo, dou'era da’ nemici angustiato, e dagli pen/a di •»- amici tradito. Cominciato per tanto à diSporui la gente, e già fatti &reC.om’ vfcir fuori alla battaglia i Cauai leggieri,e la militia Borgognona^quan-do fu per farui vfciregli Suizzeri, ricuSàron eSfi apertamente di farlo 5 '(oytìrermi Indentarono di non voler’iniànguinarfi co' loro nazionali, e congiun-umiiaie. ti 5 & i Francefi intanto aifalendo i poueri già iortiti, parte ne taglia-. „rono, e parte ne ribatterono dentro in Città. Non vide allhora il Du-yogUonofe° ca più Scampo all’eccidio iùo. Ritornò a’ prieghi con coloro ; Vi ag-gmtarie. giuniè le lagrime 5 ma già abiurati, e Sènza pietà, non fù più potàbile d'intenerire. Quando vide ipedita ogni Speranza di pervaderli à di-jpinte. fendergli lo Stato, calò le preci, e Superotti à promettergli di faluar-gli almeno la vita, e di fcortarlo in habito tra d’eifi mentito in, Lcdouico Scuro. Ma ie mentiualo il vestimento , non così mentiualola_ traueftito già Sua preicritta fuentura. Ella in ogni habito lo riconobbe per lui,-poaST/o Se ben miichiaro tra gli altri alla Suizzera, l’additò a’Francefi in-¡campo, paffando per mezzo all’eièrcito 5 & eflì lo ferono prigione,e Seco infie-ìe fatto pri-me Galeazzo Sanfeuerino, e fuoi fratelli nell’habito finto medefimo. pone cogli Dall’arreito dell’vno, e degli altri, conièguitonneil ruotar della rmi. altri ¡eco. £Htrarono \n Nouarra i Francefi. Veriò i Borgognoni, e i Tedefc'ni,per Komrr non /degnar le nationi, procederono con oiTeruato riipetto j Ma non brince/, conceSTo alla militia Italiana quartiere, tutti riempirono gli angoli della Città di terrore, di tingile, ediftragi. Il Cardinal Aicanio in Milano , che hauea già eSpedite veriò Nouarra le genti richiestegli dal fratello , rimaitoui quafi che nudo, ed inteio l’eccidio, più non vide poifi-biltà di refiiìere. Procurò Sottrahere dall’imminente ruina la vita, fug-diU gendo anch'egli 5 Ma la fortuna giuita in quel caio, e rifoluta, di trat-mìimo il tar’ambi quei fratelli con pari bilancia, lo fé, come il Duca, medefima-mente Perire. Vfcì di Milano con la Nobiltà del ilio feguito, e vinto dall’anhelante Stanchezza, fi fermò la notte nel Piacentino à Riuolta, và à Fyìitoi- Caitello poilèduto da Corrado Landò, Suo Stretto amico, e congiunto . Parue à coitui di mancar’all’amicitia, & al fangue j tanto chi precipita fi toglie dall’occhio,e fi Separa dal cuore d’ogn’vno. Lo auuertì à to f 7 Sfatto Carlo Orfino,e à Sonzin Benzone, Stipendiati Veneti, che tratteneanfi prigione da' à Piacenza, e queiti io arrestarono jnfieme con Hermes Sforza, fra-£'2, a tello del Duca morto Giouan Galeazzo, e con altri del Sèguito, e lo Venezia u mandarono à Venetia. Il Rè Luigi, fubico, che lo Sèppe, lo preteio lo ncer. pigione fuo, e lo ricercò alla Republica per molte ragioni. Addìi (Te, ch'ei già diuenuto Signor di Milano, gli fi doueSIèro le Spoglie ancora. Che il Cardinale, come fratello di Lodouico, capitando nelle fue regie mani, vernagli ad aificurare PacquiStato Dominio,- e ch’eifendo Stato ritento, mentre fuggia dall’armi Francefi, potea dirfi preiò dallo Et il senato medefime 5 onde il Senato Sè ne perfuaiè ancor’egli, e gliele conceSTe. glielo con- La Città in tanto di Milano, rimaita vuota di Prencipe, e quafi d'ogn’ - a|tro