LIBRO VINTESIMOSETT1MO. 627 nato Mezet con formidabile Armata nauale, e coftui sbarcatoui, o preib porto alle radici del Monte San Stefano iòura di alcune Colline, 2 ^ ^ piantò in effe,& à Caualiere del Porto molti pezzi, e cominciò à batter attaccata. fùrioiamente le mura. Più dure trouolle affai del fuppofto, e del pro-meffogli da5 due rinegati $ pure (puntando la continuatione qualunque durezza, ne diroccò buona parte, edauanzò i foldatiall’affalto Per e ben dfì-il mancar delle pietre, non mancarono de’petti queiCaualieria di- ll' fenderla. Vi era gran Maeftro Pietro di Ambuifon Francefe. Inuigi-lò, incoraggi, combattè5 Egli, e gli altri ributtarono replicatamen-te più sforzi, e coftrinfero in fine i nemici à ritraruifi. Alcuni inganni Spinge » fè tentar poicia Meemet, che nè meno riuicirongli, & vn empio, e vi-ncnjici-le principalmente, di auuelenar’il gran Maeftro. Erede due volte vil, ponte,e due volte gli fù diftrutto. Giucò di nuouo il Cannone.Giucò in nuouo general’aflalto tutte le carte del poter fuo$ Gran virtù guerriera lo cozzò in ogni modo alle brecciej lo tempeftò dall’alto, j lo lloggiò da’ paisi auanzati,e gli diftrufse in gran parte gli huomini. Non contento ancora di eiperi menti, triplicò gli attacchi alla parte della_ Strada Giudaica, e appunto là, con ftrage infinita, gli fù guadagnata, e Meo in al. tolta l’Infegna • Veduto finalmente più facile il reftarui tutti, che vin-m a^altl * cer R hodi, (è ne diftolfe , ammollì la fierezza nel proprio (àngue ; partì dairiiola con l’Armata, e tra diecimila, e più de’fuoi rimarti ertimi in \che-> tré mefi continui di affedio, Iaiciò viua ne3 Chrirtiani la memoria deila panòno‘%-trionfata difefà. Caduta quella fi applicò immediate all’altra di quefta> ^effetto. Prouincia. Coniègnò al comando di Acomat Baicià rinuigorito armamento di cento, e più vele, e venuto coftui à fermar’il piede alla fronte di Puglia, e Calabria, dirimpetto allaVallona, fmontòin Terra di xunxwiu Otranto 5 ne (àccheggiò tutto il tratto, e circondò, e ftriniè la Città Tugiia,c-> per tutte le vie di vn affedio crudele. Sorprefida cofi repentino affai-Calaùria-toiChriftiani, che v’eran dentro, poco ò nulla fi difenderono 5 anzi corfero invece nella Chieià Cathedrale à faluarfi. Egli entratoui >T rende ot-occupò il tutto j ritrouati quei miferi, gli fè iùenar nello fteffo grembo ra,ua' di Dio, e perche foffe Timmanità fenza efèmpio, volle fegato per mezzo l’Arciueicouo entro la pompa veftitodeglihabitiPontificali. Ferdinando, òcAlfonfo, Padre, e figlio corfero per impedirne l’eccidio. Ma non viturono, cheintempodiaccrefcer’il fafto Ottomano, Stentato iì fchierarono d’intorno ad Ottranto, per tentar di rihauerlo, e rima- binandoli (èroda più (òrtitede’Turchi sbattuti, e coftretti à fuggire. Spiegò sl^ìjUMo. Meemet gran vela à gran camino in Italia quella Città (ùperata, e già (omaua così gagliardo il vento della fua felice fortuna, che parea iioil, più iòggetto à mutarfi. Ma quei (cogli, chequi al Mondo piantati dalla natura, e baftantel’huomo à ichermir con l’indurtria, non iòno limili àgli altri latti naicer dal Cielo improuifi, da cui non vi è carta.,, nè forza d’ingegno, per iicanfarli. Vrtò nella morte tra il più bel ve- Kkkk 2 leggia-