LIBRO DECIMO. 199 da’ lidi. I nemici baldanzofi de’ lor profperi auuenimenti, furono an-ch’effi facili à credere la fortuna inuariabile. Nulla penfàrono à que- llo nuouo eièrcito, benche il numero, la qualità, ed il comando, già 10 ilabiliile di confiilente potere. Cercarono anhelanti, & auidi l’oc-cafione di decidere diffinitiuamente la guerra, e poche marciate li contentarono dell’incontro * non però dell’efito, prefupoiloiì troppo temerariamente felice. Attaccatafi la battaglia, fi vide nel dubbio-iò combattimento variar co’l ferro la fòrte. Si oiTeruarono tra quelle morti, dipinte al viuo le humane viciifitudinij e quanto pocoi Prencipi deuono in guerra rallegrarli di vincere, nè rammaricarli di perdere. Gran marauiglia, che vn’efèrcito di tanto numero, di tanto valor’, e di tanta iattanza per la frefca vittoria ottenuta, fi fconcertafTe vilmente 5 efmarrito, e perduto cadeflèfòtto a’primi colpi per ogni lato. Sola poca parte, trattali dall’armi, trouò la fallite, fuggendo. BOn L’altra tutta, che combattè, fòggiacque à generale tagliata 5 e fù tanto grande la rotta, tanto iBolognefì raccolièro in quello male tutto 11 bene delle pallate vittorie, che ,abbaifatain vn punto l’audace alterigia, sforzatamente humiliaronli à fìipplicar’immediate la paco • Potea, vittoriofà Venetia, profittarli dell’occafione anch’ella, nè cnh0e^ef^ così facilmente affentirui 5 ma con l’vlàto coilume, porfè l’orecchio "pace. amoreuole ad alcuni Padri de’ Minori, che con l’armi fpirituali, molto più venerate, e temutedell’altre, vis’interpofero. Quifimaneg- I275 giaronoi trattati, e qui nel giorno de’fette d’Àgoflo, fermaroniì lo St conchm. conditioni. Che fofje demolito ¡ino alle r adict HCafte Ilo di Mar- de. cabò. Cloe le bocche del Pò in potè fi à de’ Veneti reftajf'ero libere Ca~ e che a’ Bolognefifojfe donai afranchici a, e libertà di poter’, efenti da Datio, condurper mare dalla Marca d’Ancona, ò Romagna, •ventimila corbe' diformento,e daCeruia trenta migliaia di jale, e con quelle, e con altre picciole formalità, rifultanti dall’Inftromen-to, accordato, e regiilrato nell’Hiiloria di Bologna, fù deliberata la, pace. Acquetatili i Bolognefi, inforièro gli Anconitani à pretendere con- vteteilrt0, tralamedefima impofitione. Non impugnarono quelli l’armi, sfo- ne fimildj dorarono i clamori à Gregorio Decimo, accioche con l’inchinata au-torità intraprendeife à decidere foura de’ loro adotti granami. Hauu- cor/i al ‘Pò-tOne di quà il fèmore, fi mandò vn’Ambafciator’alla Beatitudino tcJ^afcia_ tua, perche il viuo difcorlò, le prone,, ed i fatti eludenti, gli prefèr- tor Veneto uaffero la mente da finiilra impresone. Sodisfece all’offìtio il Mi-Ì0™ccle^ mitro, e pur gli Anconitani per la final decifione infiflendo, rifòlfo Gregorio di delegarla al.giudicio dell’Abbate di Neruefa. Potea la, Republica ricalcitrar di rimettere in altri le file incontraflabili ragioni 5 ma eia tanta la riuerenzaflia verfo [Apollo] ica Sede, che vi alfentì, nè badò di ioggettare il certo fuo al dubbio parere, & alla priuata deci- fione