LIBRO DECIMOSETTIMO. per reinueilirfi del Prencipato Paterno. Tucci volentieri coneorfero à dargli la mano. Queila Patria principalmente icordoifi con gran bontà nelle diigratie del figliole ingiurie del Padre ,* & egli con tali indrizzi, auanzando ne’ paffi, accoiloffi à Padoua, e con le forze al di fuori, o con fauori al di dentro difpofti, bramato lui, già il gouerno del Viiconti abborrito, vennegli tatto di entrami, e im padroniriène. Rimaneua c la Cittadella nel poter’ancora delibarmi contrarie 5 e premendo à Bauie- prende Ta-ra, anch’egli venuto in Italia , la perfettion deirimpreià; percui^0"1** 10 hauea moifo principalmente Francefco, vi fi voliè con la propria, perfona, e con tutto lo sforzo dell’armi fue. Portò nondimeno quell’ attentato aifai più lunghezza della iùppoita 5 e facilmente togliendo d’animo le non credute difficoltà, diuenne il Duca impatiente di tolleranza maggiore $ adduile à pretefto, che lo ftipendio promeifo alle ìlicl. truppe dagli alleati, caminaife lento j ii diitoliè à poco à poco dal luogo 3 poi dal l’Italia, e ritornò in Aiemagna. I Fiorentini, che fomma-mente bramauano di icemar per ogni luogo il poter’, e lo ilato al Viiconti, riièntironfi molto della ritirata del Duca, e dell’abbandonato Franceico. Fecero à briglia iciolta volami in foccorfo Giouanni Agu- to, huomo, detto ancora, di grande efperimento guerriero. Vene ria. Ft mo a rinuigoriuui le iùe militie anch’ella, e tutti conipiratiui à vn tempo, af- cajìdio. iàlirono il Cailello 5 il fuperarono inbreue 5 e il Carrareiè in quella forma riaifuniè l’intera Padronanza della già perduta Città. Verona, che ancor’amaua la memoria, el nome di Antonio dalla Scala, pur bramò, con lefempio di Padoua,di riuederlo iòurano. Sera egli,dopo i difaftri, e dopo mandati cinque iùoi figli à Venetia, ritirato in Romagna, onde colà gli efpcdì più foggetti à irruitaruelo. Già trouatolo morto y & eiTa entrata nel dubbio, che haueilè potuto penetrar l’attentato il Viiconti , figittò conia forza dell’oro ad Vgolino Blancardo Capitano del nemico efercito, e le venne anco fatto ai imperarlo, e di ottenerne^ 11 perdono. Ma quella ileiTa auidità, che ièrui di mezzo à domar colui, parimente il viniè à mancar di fede. Fù la pouera Verona faccheggia- y , ta in gran parte, e fù obligata di riconoicere i rifparmiati danni dalla, chetati! fola pietà della moglie del Viiconti,che col fourano comando fermon- pfafcCftoà ne l’impeto. Perduta Padoua, titubante Verona, e i Prencipi collega- scaligeri. ti, animatili da’ proiperi fucceffi à mortificar le temerarie voglie di Gio- uan Galeazzo j egli non vide più tempo, nè occaiìone in fauor fuo, Si riuolfe alla Republica, e le ofièrì quella pace, che prima da lei offerì ta- § ! nepata ^ ^iaLle?l • T rouolla il ricorfo nellordinaria brama di quiete 5 bc ne te anco appreifo gli altri mediatrice di buona voglia,- Mandò qui Ambalciatori ciaicuno,e maturatoli l’afiare, reilò nel meiè di Luglio co 1398 non molta fatica conchiuiò. Che ogni Prencipe ficonferuajse net T*ce col Dominio di t ut ti 1 luoghi allhorapofsefsi. Che il Carrarefe, S ignor Ricapiti di 1 adotta, jofseobligato dicorrifpondefogn anno alVìfconti cin~n•