LIBRO VINTESIMOSETT IMO. ó4r quella guerra, per farla contro al Turco con tutta? Italia vnitainvnJ corpo. Hauea già Franceíco Diedo, Ambalciator’appreíío la Santità fua refidente, potuto penetrarne alcun’inditio, e icrittone al Publico diDo1“ tempo in tempo, riceuuto in rifpolla, che procuraflè d’infinuarle. La ™f!mprf-tr neceffitàpublica di que llaguerr a^gl’ impulfi di lui Pontefice à rom- merlo. perla; il mal3animo de’ Prencipi contra la Veneta Patria', il merito antico, e recente di lei; il fannie ancor fumante, & irrigato da queflieferciti su le Campagne ai Roma 5 e eh ei douelfè il tutto eiprimere lungi dal dimoftrarne ioipetto ; poiché il dimoilrarlo, fèrue più ad eccitar, che à rimuouere Iacattiua diipofitione, in chi fomma-mente obligato, penlà ingratamente di offèndere. Ma nulla ciò valió , e riceuutefi qui, non li dirà le inftanze : ma le minaccie, lì elelfe di rifponderalPapaconaltretantorilpetto, e fi diè incarico di eilender-nelaletterainlingualatinaàBernardoGiulliniano, Senator già nominato di grand eloquenza, e che fù, orando, ballante di perlùaderc il muouimento delibarmi. Vano, óc ardito làrebbe troppo chi prelù-nielTe rileuarne il contenuto lènza gran difeapito di queiralta virtù. j^jpo^a ¿ei Vien detto,che folsela follanza in raccolte parole. Che l'armi della l* nspubii-Republica contro à quel Duca, benche da lui violentate congl’infe-ca * riti fi rappaci, erano ¡late in ogni modo moffe più per obbedienza verfogli/limoli della Beatitudinefua, che per troppo ardente volo-tà ai rifentirfene. Che non poteuanelle dir fi della fleffafola República , ma della República, e della Chic fa infierne, e per lo rifpetto deferito al comando, e per la colleganza, che offenfiua, e dfenfiua, le haueano vmte in vnfolo corpo, e in vn folo intereffe. Che tali (limo Ile ilGouerno, quando affé di ata in Roma la fua fanta per fon a da quelle di Alfonfo al di fuori, e di dentro da’ Colonne fi, e S auel- li, fifiacco il G eneral Malate fi a dalla Romagna,e con l’efercitoy non più, come Veneto, ancorché tale tutto ei (offe, ma tutto Eccle-fiaftico, pafsò à liberarla. Chepregauafidi rigettar*il veneno di falfe parole portole da’ nemici Prencipi contro a’ fatti veri. Che fi deg^nafje raccordaci l’ingmrietantericeuute dal Re Ferdinando,ne fc or darfi di queftoVeneto filiale offequio atante pruoue manifefì atole. Ch’era troppo a fp erarfi, facile allhoravna lega contra il Turco di tutta l’Italia, fèmpre che fi raccordauanoque-fitP adri di effère (iati anni fè dici contro à quel