28o DE’ FATTI VENETI. gran bontà fù ancor auueriò à prorompere. Elelfe di efercitar di nuouo vn paterno amore.Mandò in Candía,in vece di Rapprefentanri di guer-Trouedito ra # tr¿ Proueditori di pace, Pietro Soranzo, Andrea Zeno,e Marco Mo-fc^pucc1!1 rofìni 5 iperando, che, alla loro comparfa , fi humiliaffero coloro ne dolci replicati efperimenti. Ma più che qui con placidi /piriti proce-Mprmom deafi ,giài contumaci, fnudate Tarmi, e tratto lungi il fodero, sfoga-n Vopoio i rono lalor prauità • PafTarono à porre addotto le mani a’Publici Rap-TprtlcnlMt prefèntanti 5 Chilifero in anguila carcere Leonardo Dandolo il Duca-> pi ej totani, ^ G¡acomo £>iedo, e Stefano Grimani Configlieli. Voleuano tor loro la vita, fe Andrea Cornaro, e Michele Faliero, anch’eifi della Colonia, non fi opponeano >e creato Gouernator di tutta llibla Marco Gradeni-zlegge Ma- gG, initituirono vn Magistrato di Configlieli à lor modo, Franceico Üo?&ai Mudazzo, Marco Fradeílo, Andrea Pantaleo, e Bartolomeo Grimaldi. tn ecccjji. Abbonirono altamente t buoni tali efècrandi misfatti. Giacomo Fra-delio , benche fratello di Marco, lo igridò, il ripíele, e publicamente efclamò contro à tutti. Ma chi e iniquo, quando sà d elferui, in vece di emendarli, maggiormente lì concita à fentirfelo adire. Coloro fi fdegnarono tanto più. Marco trà gli altri, volendo in quel furore ri-fèntirlène contra il fratello, e non potutolo hauere > fù così barbaro, che gli vccilè vn figlio, di nome Georgio. Arriuarono in tanto in Candía i tré Prouedi tori trà quelle gran fiamme,- eiperando ancor di ammorzarle , non fi iìnarrironopunto. Portarono à quel Popolo affabile ruttauia il ìlio Prcncipc, benche calpeilato. Hebbero fin cuore d'introdil ruiii nel mezzo, eiòrtando, e pregando. Ma prelòfi vn’impeto gagliardo , non vale la prudenza di delira mano à fermarlo. Già rVniuer-làle frenetico non più hauea ritegno. Rottigli argini del riipetto, per tuttoinondaua,esbanditoiItimore, non v’erain conièguenzaMae-ilà. Dilpeniàrono i Caporioni popolarmente Farmi, s’impadronirono de’Vafcelline’Portij aprirono, percaptiuargeneralmente 1 affètto, a debitori ciuili le Carceri 5 De’ rei criminali, a chi moderarono le pene , à chi affolutamente le fentenze tagliarono. Abbattuto lo Stendardo Publico di San Marco, alzarono in protettore dell’Iiòla quel di San-Tito, benche nello fcioglierlo, troualTero il Santo ( trillo augurio ) co* piedi all’insù. Non ballò tanto contra la Patria 5 Ardirono contra, Dio? rinegarono empiamente alla Chieià, eprohibito con rigorofo diuieto 1 oileiuanza del Rito Latino,protellarono il Greco. Conolcen-do, che per non pentirfene fudditi, richiedeuafi vn potere fourano,-entrarono negli Menali, e vi armarono otto Grippi, e quattro Galee : legni, che, aggiunti à gli altri rapiti, alfodaron loro vn buon corpo d Ai mata. Volendo in fine concatenar ben’infieme, oltre le forze, anche gli animi, onde pei neifun accidente variailèro, comminarono la-pena della morte à chiunque ardilfe, non folo con l’opere, ma nè meno co 1 peniieio., e con la voce, alíen tir’à trattamento alcuno di paceño di fog-