49i DE' FATTI VENETI. fianco del Lago medefimo ; fi fà continente à mezzo giorno con Terra Ferma, e per Leuante torreggia di vnnobiliifimoForte, efiabbel-liice con vn Ponte d’archi quattordici foura’l dorfo dell’Oglio. L’afla-liron’amberArmate, terreftre, e marittima in vn punto. Forte per fi-to, fortiifimapercoftruttura, e guardata da conuenientePrefidio, fi foitenne quattro giorni con moka brauura. Ma fioccandole contrae inceilàntemente il Cannone, eipecialmente vntiro, vicito dalle Galee, hauendo fracaiTatoui, vn forte muro3 e da molt’altri replicaci ti notabilmente diroccatali la Torre vicina, più non poterono i difeniori refiiterui ; sfoderarono bandiera di patto 5 arrenderonfi ; vi 1440 entrarono i Veneti il giorno diciaiètte di Agofto ; epaiTato dapoi, lo Sforza il Mincio, s’impadronì parimenti di Villafranca, Vigafio, o Trwde al- Valeggio, luoghi pur tutti del Marcheiè di Mantoua. IlDucadiMila-tri luoghi, jio allibra trà gli {concerti di Lombardia, e la rotta del Piccinino in To-icana, cercò alcun modo di iòipender’almeno il precipitio imminente. U Duca trat Mezzo più opportuno ei non vide dello fteiTo Sforza ; nè più potente^ XmrYosfòr eforcifmo per vincerlo dell’vnicafiglia, che, iè haueua già potuto fcon-\a. ciarlo, ancor poteua rimetterlo. Ricorfe à Nicolò d’Eile, Marcheiè di sì vale di Ferrara ; Pregollo à intermetterfi, e per più ageuolarlo, diegli facoltà Mcoiò d' di eshibir’à Franceico di primo lancio la figlia medefima, e di effettuar-fbc/ediFtrne incontinente il matrimonio, per leuargli ogni ombra di finta intendivi. rione. AndòTEftenfe nel Campo à trouarlo in periona, per più accre-,, .dicarne il negotio, Confiderogli; la guerra, pendenteogn’hora da’ ad cfibirgii contingenti pericoli; Eifer’il ben della pace, fermo inftromento di vn ìa figlia, perpetuo dominio 5 Ch’egli; à cui conceifo il Cielo hauead’innalzarfi à tanto con la virtù, e col valore, douea bramar più d’ogn’altrodi con-ièruaruifi tale trà i Prencipi. Sfoderogli poicia il defiderio del Duca, di ièco riconciliarli col vincolo indiilolubiledella figlia in fpofa 5 E con ciò inuitollo à cangiar gli euenti dubbiofi guerrieri in quiete ficura, e gli aeduifti incerti nel certo, e più potente Prencipato d'Italia. Si contenne Francefco, tergiuerfanao, aiTaiiòfpeiò nelle riipofte, àiègno , che l’Eiteniè, per leuargli ogni adombrato fantafima, volò à Milano 5 ne difeorfe al Duca, e perfuafolo à coniègnargli la medefima figlia,ièco la conduife giù per Pò veriò Mantoua, e poi à Ferrara. Suicitarono quefte facende negli animi de’ Padri giufto motiuo di apprendere alcun vacillamento in Francefco; l’efcaofferitagli, troppo, perricuiàr-la, guftofa, e guftata, troppo capace in lui di aimelenare verfo la Kc-Ed egli ri- pubuca l’amor’in odio. Ne fuanì però la foipitione ben preilo. Chia- ' cufa‘ jnò TEftenfe à Marmirolo Francefco, per auanzarne i trattati ; e non-iòlo non vi andò ; ma non volle meno chiederne licenza al Senato ; aP ièrendo non conueniente, nè ch’egli la ricercaife ; nè ricercata, che vi lni\pmagna aiTenciiTero i Padri. Il Piccinino frà tan to, dopo la rotta d’Anghiari, fe nepaisò in Romagna co’refiduifquarciati del Campo. Lodouico , Patriar-