LIBRO SETTIMO. 13* mormoreggiauano pur anco delle recenti commotionì iopite Coftan- Turbolente ,• 1 t \ „ ir* • A— J 1* •» ancorvwt- tinopoii, ed alcun altre Greche Citta. Tratteneali in Andrinopoh, già ti tra Greci ricoueratoui, lo ileifo Aleifio. Theodoro, ancorché profugo, era {palleggiato da non fprezzabile corpo ; e flauano ipartiggiani d’ambi, allertiti ad ogni torbido, ch’entro alla Reggia medeiima inforgerpo-tea, Tra limili efitanze molto affliggeuanfi gl’Imperatori; mentre, l’armi confederate, già fupplito hauendo all’aifunto di riporgli nel Seggio, voleano, comefaceanfianco intendere, toilopartire ; nèiàpea-no per maggior lor tormento, nè come, prima di iàlpar l’ancoro, esboriàr’i denari, e mantener a’ Prencipi le affiilenze pattuite, nè meno come fòdisfar’all’altra obbligatione contratta ; iè l’altre difficili,que- Impoffibile ila, per così dire impoffibile 5 di porre le mani in fcompoite conicien- Hnmpcr* ze, e di ridurre all’obbedienza della Ghiefà Latina, la Greca. Trà quel- »¡"Ìira le grandi anguitie vnico ripiego ne’ loro combattuti configli ilimaro- ctP*le con- o *11 11» 0 J ' r" ditionu no il trattenere ancora per qualche tempo quell armi, potendo, a Co-ilantinopoli. Veniuanoàfermar’intalguifa con quel l’appoggio fermato la loro vacillante Corona; Prendeuan tempo alla iòdisfattione degli obblighi; e potQan più facilmente iperar dieièguirli. Quanto à loro in tereffi, era il ripiego defiderabil’, e conchiudente; ma ben’efli conoiceano altresì difficile l’ottenerlo, per l’infiammato defideriode’ Prencipi di veleggiar’in Soria. Sforzati ad ogni modo, fi portò il Gio-uine ad intercederlo con la viua voce in periòna, & eipoiè, capitatoli!, con appaffionato femore,, Le caufe vehement ì, le infidi e fiere, che Tre^iere ancor inquietauano il godimento delle grafie Latine nceuute . d’Meflìo Dijfe ; chefuperato Co/tant inopo lifcacciatoui tempio, linnocen-zafolleuata, e rimeffa, haue ano quei Prencipi guadagnato il me- fartene rito di gran carità. Aia l'abbandonarlo immediate, effef^vn perder divolontà il'confeguitogià con la fòrza. Che la ripofitione del Padre,ediluinel Seggio,nonhauerehbefermio,che à nuouamente efporgli all’ingiurie,a’ ludibri] ,econ replicatoprecipitio ,à disfarli perfempre .Che per tanto confiflendo l’opere buone,più che nel farle, nel mantenerle già fatte,pvegaua la loro bontà di confer uarfi la già ot te nut agloria.,fermandofià difender la,fino checonfolidato ilDominio à bafianza, hauefferopotuto egli, e HP adre rifarci? le proprie perdite ,fodisfar’alle obbligai ioni contratte ; e nella perpetuit à delGreco Impero fi foffe perpetuato il nome di Redentore alvalor' inuitto La.tino. Vditafi da Collegati l’eipofitione, fi ramaricarono egualmente, eicludendola, ò compiacendola. Premeua loro alviuo co/^^ il ianto v iaggio ; ilimauano, che il ritardarlo di più per quei /acri Ilio-ghi, fofie lo fteflo, che il non venerarli per tali ; e temeano, che ogni poco tempo differito produr colà poteileagl’infedeli vn Dominio non più poffibile a iùellerfi. Periùafi all’incontro daglieuidenti pericoli di quegl’imperatori anguiliati, doleuanfi niente meno partendo à lafciar- uili