37^ DE’ FATTI VENETI. baiciatori nel Campo Veneto ad eshibir la Città 3 Vi accompagnarono veronefi fi Giouanni Pellegrini,e Antonio Maffei per hoftaggi ficuri di fede 5 e da’ ?r?toeS foron loro benignamente aperte le braccia. Non reftò bifogno ' in Verona, dopo entrato Peièrcito, di ripartir foreilieri preiìdij ne’porti , per tener in briglia, e in douere gli animi de’ Cittadini arrenduti. Furono i Cittadini medefimi, che fi difpoièro alla propria difeià, e che ne impottettarono la Republicacon quel contento, di cui non è il maggiore neTudditi, che di pattar da vn odiato tiranno à vn defiderato,e reli-giofo Gouerno. Giacomo,veduto il colpo incaminato dell’eccidio fuo, credè di euitarlo,dalCaftello fuggendole no ièppe,che non vi è fuga,per quanfo fia veloce,e fegreta,che no venga faputa,e giunta dalla mano ir-ciaf omo di ritata di Dio. Fù, arriuato ad Hoftiglia,e riconoiciuto,iè ben in habito carrara fjnto di Contadino in pouera Caià,e fatto prigione,fi fcortò con buone frizione. j- ' tt 1 r • r ° i i • • j- 11 guardie a Venetia, doue poco auanti era preceduta la notitia di quella. Città,infignemente acquiftata. Città in vero, che vna, può dirli, delle più celebri di quella Prouinciaj Stata Reggia tante volte de’ CefirijNo-bile per fe fteflà 5 Confpicua per le fabriche, gareggianti d’Archi, d’An-fitheatri, e di conftrutture magnifiche con l’antica Roma, e fituata,doue fioriicono più, che in altro contorno Italiano, delitiofiifinie le amenità. Con etta, e con Vicenza fi raddoppiò il Dominio di quel tratto, piantato à gran piede5 e le voci, e gli applaufipronorticarono più innalzate grandezze alla Republica, già cne le s’inchinauano fog-. gette le più illurtri Città dell’Italia, per icioglierfi alla libertà lunga-tor!verone mente tiranneggiata, e depretta. Efpedì fubito à Venetia la giubilante fià venefm Verona, con clecoroià humiltà Ambaiciatori, {palleggiati fino al Mo-ranzano, oltre à cento Caualli de’iùoi, da molta banda di militie, per a/Iicurarne il viaggio, e furono qui tragittati con barche apportate, e pompoiàmente alloggiati nel Palagio, che hauea già donato il Publico al Marcheiè d’Efte. Fecer’efli la loro comparià folenne in pieno Collegio , magnificati da gran comitiua, tut ta veftita di bianco. Il Doge pure con l’aureo candido Manto, di cui nelle più conipicue occafioni maeftoiàmente fi addobba, riceuelli con grand’honore à piè del Solio. Nel mezzo a’purpurati Senatori, d’intorno collegialmente fedenti, parlò Giacomo Fabri Dottore 5 Parlò con quei raffegnati concetti, che più ritrar poteano al viuo la fommiifione deuota della loro fedeliflima. Città 5e dapoi orato, prefentò le Iniègne, la Bacchetta, il Bollo, e le Chiarii delle tré Porte maggiori, San Georgio, del Veicouo, e Calzari. Si egrette il Doge à nome iùo, e di tutto il Gouerno, del modo conue-niente alla grandezza di vn Prencipe in atto di accogliere, e di honorar’ il volontario tributodigran Città > più confolata, più che trouaartabi-•PubUeiRaple in Pr.uou.aia %ura« grandezza . Si eleilèro nel giorno feguentedal-frejentanti la dirtributiua Giuftitia del Maggior ConfigIio,PietroEmo ,CtmaIiere, elettiti. podeftà, e Pietro Rimondo, Capitano, amorofamente à prefiederui 5 e per-