648 DE FATTI VENETI. rinoanlT'à ^camino verfò Bergamo, e pattato l’Oglio à Palazzolo, piantoti! à gli gi’or^ìNuo Orzi Nuoui d’alloggio. Qmui dentro fù più trafitto nel cuore, che te lo hauefle giunto, e trucidato i nemici . Si gli ribellarono due Tuoi fi-Due fuoifi- gli, Francefco, e Galeazzo, che, corrotti da’premij, paffaron nel Cam-ribellanoU Poauuerfario. NeiTun huomo, e neÌTun’auuenimen to fù di pietà più degno di quello. Quella fede, che non può adombrarli mai, che da ièmedeiìma 5 potè l’infedeltà degli altri adombrar’in lui*Proue-jippajjiona nuto l’infame delitto dagli ileifi figli, egli parueà te fletto, ancorché tamente ne immacolato, partecipe. Ne icriile al Senato più con lagrime, che con nato. alSc~ inchioftrijproteftòl’innocenza 5 efaggeròla paffione* depofitòilfuo viuere, ed il ilio morire ne’publici arbitrij* e tanto aflèrmò in carta, o fè dir’in voce da perfòna qui efpreilamente à tal’effetto mandata, che, te ben’era la cofa fòmmamente geloià per l’alte conteguenze, concor-fè ad ogni modo il Gouerno à compatirlo, e à credergli, & ad ailìcu-che lo con- rar§^ con lettere di tutto aflètto, ch’era pari al fùo il dolore del Publi-joia. co, com’era pari dell’vno, e l’altro la certezza di vna coilanza immutabile. Ma così non ilaua nel poter del Senato il refìilere a’nemici, già formidabili diuenuti, come il compatir quel Padre innocente, da’figli tradito. Era l’eièrcito auuerfario di fopra cento Compagnie di Caual- li, non compreiiiPedoni, einuigilandofià rinforzarlinoflro della, poflìbil inilitia, fi ordinò per farlo celeremente, che tutti gli huomini ordine alla canallo dintorno al Pò douefTeroiènza indugio andaruifià co n siu n- Cauallaria p • 1 • p • '?/* C r verna sul gere. Crefceuano in tanto le muafiom nemiche lenza freno lcorren-Tò di andar tj ? e con {pericoli * e già vedendoli di gran lunga incapace il Sanfe-r cuito. uerjn0 jor contro In campo aperto, pensò almeno dlngclofirli. Laiciò alla guardia degli Orzi Nuoui con alcune militie Antonio Sca-n sanjcue- fiotto, &ei marciato in diligenza co’lfèguito intero à tré fole miglia rim và vi- in diilanza di Brefcia, fi fermò à San Zenone. Alfonfo all’incontro già S* per‘in- tragitatofi peiTAddain Giaradadda, sforzò di là ne’Bergamafchi confi-geiofir’ine- niVngiarto, Cologna,e Treciano* efattofipiù forte ancora con lo ima. militie forgiuntegli Ecclefiafliche , e Fiorentine, paisò l’Oglio trà alfonfo Quinzano, e gli Orzi* foggiogò tutto il contorno fino alla Mella, ft™uogb!ncie slmPadronì di Bagnolo, e di molt’altre Terre. Colà gli fi congiunte Bergamafco in aggiunta il Marchete Gonzaga di Mantoua, & aumentatele Com-mrchc. pagnie de’Caualli fino al numero in circa di cento, e trenta, fero no in~ fe dtmn- fieme quei due Capitani del reilo di tutte l’altre Terre rimaile Venete toua fi gli in quelle parti, eccetto, cheid’Afola* così militando,e trionfando i ne-vnijce. j ^ tutta |a gtatc ^)Ura gjj Territorij di Bergamo, e Brefcia fino all’Autunno. Per Io poffibil riparo non vi fù diligenza, che non fi Rinforzi ceifcdiquà . Si efoedirono al Campo militie* Gli Raggiunterò due veneti. Proueditori, Agoftin Barbarigo, e Zaccaria Barbaro, figlio di quel celebre Francefco, che tanto ludo àfaluar Brefcia* andando pur egli , col buon augurio d’imitar’il Padre à difenderla* e il Sanièuerino, dopo im-