464 DE’ FATTI VENETI. lJ-gf!wVn' fp°fe di dar’vn taglio à mifura in certo luogo,doue il Pò fofteneafi d’vn’ argine debole, con oggetto, che Tacque diramateli altroue, ed’im-prouifo mancando di lotto, facefTeroreftarlmmobili i le^ni, equafi vittime iicure in afciutto. Poco ancor mancò, che non anaafle l’intento del tutto compito. Infciente il Loredano, tirofsi auanti ; dato il taglio , calarono Tacque, e tal feguinne il decliuio, che niente più in ol-r Armata tre procedendo TArmata, gli sera già fatto lo fcampp impoTsibilo. veneta fi e- Vuoto nondimeno non andò il colpo, Ei fi auuide dell’ordimento ; fè pmcdogrà riuolger’addietro le prore con fomma preilezza : ma tanto non potè, con la per- che non nerifentiiTe del danno, e non vi perlifero molti Nauilij, più Ijmkbc’ic. difficili à retrocedere degli altri. Foife, ò per li diiàgi foura TArmato, gno. ipecialmente marittime, ineuitabili, ò pur, perche non auuezzo il Lo-:more il lo fedarto a’ finillri, troppo il ilicceduto nel cuor Taffliggeife, cadde infer-vedano ce- mo ; gli fi accrebbe maligna la febre 5 Spirò l’anima à Dio, e’1 Gouerno Stefano Co- deftinouui Stefano Contarini, Generale in Tua vece. Ma mentre clic, tarmi /»c- quelle colè feguiuano in Pò col Marchefe di Mantoua, e che dopo il ceffore. conflitto vicino à Rouato eraniì gli eièrciti ritirati, il noilro in Breicia, il nemico à Cologna, fouragiunieal Piccinino importante rinforzo , fio TiccÌni~ che fello, predominante di nuouo, fortir padrone in Campagna; iu-moittiuogbi perar in breue tutte le Terre della pianura Brefciana fuori, chegl’Or-zi; molti luoghi in Montagna, e cerchiar Breicia da lontano trà gra-ui apguftie. Grandementeleappreièroqueididentro, quiui trouan-dofirinchiuiòTeièrdto,eIaiperanzatiitta di quello Gouerno. Con-iiocò il Melata per tanto i Principali ai coniulto, e ventilate l’anguilio, c concoriò ogn’vno à conofcere, che il maggiormen te dimorarli! Bre-fcia con quel numero ecceiliuo,era il peggiore de5 mali, e vna difperata riiòlutione di perderli d’inopia, e di fame, ne deliberarono lo (malti-il Melata^, mento in gran parte ; e riiòlfero vnanimi d’inuiarla veriò Verona, per T&efda^ poterli colà, fenza fiumi di mezzo frapoiliui, facilmente rinforzarli Tefercito; eifo (paleggiar le vicine Città, edaVenetia iòccorrerfi, o Tvno,eTaltre. Preicritto,elaiciatodunqueinBreicia ilPrefidiocreduto capace, e non eccedente à difenderla, partì à mezza notte il Melata verfo il Mincio con cinque mila Fanti,&altretan ti Caualli. Giunto alle ripe del fiume, e trouatolo grandemente creiciuto, tentò in più luoghi guadarlo; ma non riufcitogli, ed entrato in (òipetto, che il ne-uato ^onfio mìco sli ^ troualfc vicino, ritornoilène à Breicia con paifo, che,(è ben' il Mincio. affrettato, non fù, quafi ballante àfaluarlo dal Piccinino alla coda,. Leiperienza del primo intentato camino, prouata difficile, glifè creder più ageuole il (èntiero de’ monti trà l’erte, e i dirupi, che la baifa. zfce /a/e-pianura combattuta da eièrciti, elpaifaggio de’fiumi fempreperico-tlpre„de^°f0ì ecl incerto. Fè precedere alTvicita fua Giacomo Marcello , o do la fìrada Giouan Villani, Capitanodi Caualleria, per implorarne i contorni; E dc> monti. Jaiciata, come dianzi, ben’;all’ordine la Città raccomandata a’ foliti Rettori,