LIBRO VINTESIMOQVINTO. 789 prima non coronaua l’attioni con rimarcabile Imprefà. Andò efcogi-randola tra fé medeiìmo, e finalmente fatta feelta foura le Smirne, la comunicò al Pontificio Legato, ancor permanente in Armata con le. Galee della Chiefà, che pienamentelodolla. Piantaua quella Citta tra 7yiocenigo le più riguardeuolialU parte dell’Afia; nel fondo di vnfeno rimoto; ripartita di fito tra la pianura, e’1 monte 5 cinta di muraglie, deteriora- K. te però in gran parte dal tempo, e dall’otio j e i Turchi, e gli habitanti, che vieran dentro, fé ne flauano irrugginiti pur anco tra quieti ripofi. Da tal confidenze il Mocenigo animato, fàlpo I ancoie in tempo ieie- no j poggiò all’lfola di Pfiria aishabitata, e di là nauigando la n°tte^ > firmata-, feoprì nello feoprirfi del Sole le ipiaggie di Smirne. Vi approdo co le- yenet* ¡il> gni j sbarcò la gente,&vna parte lanciatane à dietro (otto la du ettione/J<,,! * di Parifòtto Ammiraglio, per opporfi à chi al di fuori vi loile accorfò, egli con tutto lo storzo reilante fi auuanzò ad attaccar le muraglie. ^ L’vniueriàl degli aggrefli, inerme, aifalito improuifo, e non auueftatto à combattere, corrifpofè alla fùppofta confidenza del Mocenigo, e v io- Fuggc l'jm lentato da vn fouercliio timore, clic per fuggir il mal preferite al peg- à gio del futuro non penfà, corfe à faluarfi ne riportigli della Citta più ¡alutrft. lontani, e rimoti, ilolto ànonfapere, chearrifchiaua difendendoli, e che aH’incontro dandofi allo (campo, condennauafi à ficura perdita, e à deflinata rifèrua del vitrorioiò nemico. Alcuni pero migliori d ingegno, e d’animo fperando sfuggire più facilmente l’eccidio co I noiL, fuggire, fi pofèro infieme, e su le muraglie iàlirono. Ma preuenutiui giah haueano i noftriji quali,trouatele diroccate,come s è detto,in più parti, goderono àlorfauore di quella fpenfierata negligenza, eh via-no d’ordinario le Città nel tempo di pace, per fentirne il caftigoirL guerra. Rifpinfero quei pochi oppoiìi, e tutta in vn’occhio prefero, 6t mondarono quella Città in ogni parte. Non valfero le pietre, i dardi, e l’altre offefe auuentate da’luoghi eminenti, che ad irritar! vincitori di 147 4 più. Le preci à Maometto furono feongiuri d’odio, e di rabbia maggiore al ferro, e al fuoco. Si vccife, fi abbruciò per tutto, e s’impadronirono le militie degli ori, argenti, merci, e fupellettili, che più ricche , e pretioiè Smirne raccoliè. Al primo piede de’noftri in terra cor-iè la voceà Balabano Subafsì, Gouernatore di quella Prouincia, Il qual’ammafsò con gran fretta buon numero in Campagna de fuoi, c con eflì caualcò toilo al foccorfo. Ma Parifotto, che già il Mocenigo, preuidente il pericolo, haueagli apportato, fodisfece interamente alla parte del debito j fermò i Turchi nel coriò 5 li tenneà bada, ei tanto i Veneti, vfeendo dalla Città, e dall’Armata, li colfero per ogni mcàpag»*-fianco 5 ne iùenaron molti 5 incalzaron’il reflo alla fuga, e rimafta^liberala Campagna, rilafciaron’il freno alle inuafioni, e rapirono, e deua- E grandl ilarono di lungo tratto il paefe. Ritornati pofeia in Città, generalmen- cendij. te accefero il fuoco negli Edifici j, e tetti, impoluerando, e allertando