64o DE FATTI VENETI. per ciò maggiormente Tire, e gli iclegni inferocitili dentro, e fuori, ar-deuan le cofe àiègno, che, fe ben’haueua il Papa à Roma vn forbito eièrcito, ad ogni modonons’arriichiauadi farlo iòrtire, dubbioio molto, che, per prouedere à gli eileriori trauagli, gl’interni abbandonati non peggioraflero. In quello flato, che potea dirfi vn’aiTedio for-ebe ricorre male di quella Città, già feorrendo Alfoniò, col fomento etiandio aiuto?t i3er Colonefe, eSauelIi,tuttoilPaeièà briglia iciolta, ricorfe Siilo alla República per preflo aiuto. Fiameggiaua per eiTa à quefl’altre parti, non può negarli, il bifogno* tuttauolta, trattandofi della Chieià, e della* ordine ai Sata Perfona,poipoiè à quello il fuo proprio interefTe* Scriffe à Ruberto 7Maiatefiju Malateila, che,abbandonato nella Romagna ogni progreifo à fuo prò, fi conferiife con le maggiori militie à toglierli Papa di affedio j Accompagnò Pietro Diedo in Carica di Proueditor nell’eièrcito, con autorità diaifoldar gente quanta più ne haueife potuto* Commife à Fra n ce-íco, pur Diedo, Ambaiciator’allhora in Corte Romana, che doueifo con tutta diligenza, e diipendio procurarli medeiimo * òt à Vittor So-■ ranzo General dell’Armata marittima,comandò,che iènza indugio do-ueife dar principio à trauagliar le fpiaggie della Puglia, e Calabria. Ri-ceuutefi da Ruberto le CommiiTìoni, diipoiè, e diè toilo la marcia alT eièrcito nel più pieno, e permeilo numero * e come iòldato prouetto, non volendo perderli in co iè leggiere, fi addirizzò di primo lancio sì miioue-> veriò Roma, e veriò Alfoniò. Poilofi appena in camino, gli occorfè, verfoB^mache Nicolò Vitelli, congiuntoli al partito de’CoIonnefi, & aiTìilito diHcrtt dalparmi Fiorentine, hauea prefa nella Marca vna Terra di qualche importanza. Fegli queilo accidente cangiar per poco il deliberato coniglio. Si ipinfe contra il Vitelli* gli ritoliè la Terra occupata, & alcuni altri luoghi, e fi rimiiè poi nel primo diuertito ièntiero per Roma -Senti tolo Alfoniò in camino, e molto temutone, procurò di ritirarli à Velletri * ma Ruberto maggiormente accefoiì, quanto feorto il nemico di fredda voglia, ièguillo, e il giunièà Campo morto di quel Territorio, e benche quegli molto inferiore di numero, voleife fcher-mirfene, loailriniè. Staua di Caualleriabenprouedutocolui* d’In-fanteria non così. Quattrocento Turchi, che nella ricupera d’Otran-«f/i. to, haueua il Padre Ferdinando al foldo fuo trattenuti, dauano à lui credito di ilima, & ammiratiuo rifleflò al mondo d’vn Prencipe Chri-iliano, e Italiano, che inuadeiTe la Chieià con armi Turcheiche. Si azzuffarono gli eièrciti * fù dura, fù gagliarda la zuffa * continuò fei bore, fenza che l’vno più dell’altro pendendo, faceifeanco penderli 2¡iu-dicioàquelde'duefauoriirelavittoria,òiòuraileiIèlaperdita. Si Scoprì poi à ilancarii vn poco, foprafatta dai numero, la virtù de’foldati d’Alfoniò * ancor’ardeua nondimeno il macello * ondeggiala il contrailo, e faceuano i Turchi ipecialmente gran pruoue, conia ferocia^ diiperata del loro combattere. Eglino, e gli altri alla fine non poteron tanto