LIBRO PRIMO. ay in Italia vn’Armata nauale, diuiia in due corpi ; l’vnoauì diretto nell’ Adriatico da Capo valoroiò, nomato Niceta, perche alla Dalmatia, e à amaucn-quefla Città con la mifura dell’intraprefe Francefi aflìileife. L’altro incaminato veriò il Tirreno, per andarurinfettando, ediuertendo• Comparuero quefl’armi molto prima, cheleafpettafTe, e che vi folte preparato Pipino. Souraprefò, e mancatogli ancora il Doge Obele-rio, che à tanti rumori fe ne foggi vn’altra volta 5 (limò bene dar qualche poià à fùoi mouimenti ; e non potendo ottenerne l’intento, fé non con inuentata illufione, per dar tempo à iè flefTo, e torlo à gli altri, fece iniìnuar trattamenti di pace à Niceta, ch'era già paflato à Venetia, vipino pronon eludendone la Republica. Non fi fèppe,fè operaiTe coflui con or- £ dine del Padrone, preuedenteilcaiò, òpur’ardifle dafè vna tanta li-pace. cenza. Silafciò facilmente condurre àpredargli l’orecchio; à fòfpen-der l’armi, e à trattar a lungo. Nulla in fine fi conchiufè; Pipino alie-niilìmo , già couando l’inganno ; Ma ben potè tanto appreflo quel Greco, che, fé bene quafi sbracciati i maneggi, perfùadello di ritornar-iène à Coflantinopoli con ambe le armate, promettendogli preflo ila- ^tornano d bilitalapace. Partiron’eiftappena d’Italia, chefliaginò Pipino gli oOcculti penfieri, e fi pofè di nuouo à tormentar la Republica con le pii- che amate. miere infiflenze di lega. Poteua in vero mutar il Gouerno la già fòlle- ^HOue nuta coflanza in altretanta facilità di non penfàre, che al proprio in- flen^e di le-terefTe; già che il Greco efèmpio hauea documentato così. Vi refiftè & dl TlP‘~ nondimeno, troppo radicata nel petto Veneto la lealtà, perche ogn’ accidente l’abbatta. Andòfchermendofi, e protrahendo il tempo più che potè. Incalzato poi negò apertameli te vn altra vokaàPipino; Et EnHOUatl^, egli allhora, non più. tardati gli sfoghi delle già diuiiàte hoflilità, defli-tcnegaia. no la Città di Rauenna per piazza d’armi; Raccolièui dentro l'efèrci-to poderofò terreflre ; Vi aprì il feno al mare poco lontano per grand’ vrcparanm armata; affrettò i lauori alla rabiica d’aggiunti vafcelli; molti conìlruin-ne di grandezza capace à refifler’, eapreualer’in generale conflitto; nitrivi vnì di più agilità per penetrar nell’intorno diquefti Canali; apparecchiò in fomma tutto il più, che potea vincer’, ed afTorbir’in momenti Venetia. All’incontro vi oppofè la Republica ogni neruofb^mumen-poffibile armamento, ritratto dal proprio potere, e ricercato dall’alto bifògno. Vi erano per bene trà tanto male ancorili piedi tutte le cofè nepubik*. alleftite già foura i primi bollori. Ne aggiunfe degli altri ; e benche la grauità dell’aflàre rendeiTe tutto diffìcile, e poco ; pur fé ne fodisfece-roi Padri: perche tutto fu generofò, e fu grande. Non fi mancò di fcriuer’ancoàNiceforocon prefTanti offìcij, perche ritornailè in Italia quel l’armata, che già elTendoui, non douea partire, c non potea., più giungere, fé non tarda. Si maneggiò alla fine l’vltimo di tutta la, forza, e di tutto il Configlio, nè addietro lafcioiTì diligenza, òdifpen-dio j in congiuntura, che il riiparmio potea ièrbarii à ruina, e più toflo D che