LIBRO VINTESIMO. 4Ì? allo Sforza in Toicana, perche toilo in Lombardia ritornaife alle finn-genti neceffità; e battendogli allhora Lucca, fiacconfèntì, per non, diilornaruelo del tutto, che vi laiciaffe alcun corpo di gente. Il Piccinino incalzaua in tanto à gran danni ; hauea prefa la Valle Trefeana,, che j> mol_ icorrea il Bergamaico. e s’era fin pofto à tormentar col Cannone la. n danni nel Rocca di Bergomo. Non fi mouea per ogni modo Io Sforza, molto cagioni adducendo del fuo ritardo; ma infiflito finalmente, nè più fa-pèdo come ifeaniàriène,abbandonò quelllmpreià,e fc ne venne à Reggio. Fra le militie perdute in Tofcana;quelle lafciatefi addietro,& altre, Francefco che,iniortogli dubbio dell animo del Pontefice, mandò fotto Vitalian sferra ùu di Friuli nella Marca d’Ancona > in Lombardia comparue affai to. La flima del Ìùo nome potè però commuouere il Piccinino à qualche apprenfione. Fello temere fpecialmente di Parma, poco diflanto da Reggio; efèmpre più ingeloièndolo, rapillo à toglierfi dalla Rocca di Bergomo, e portarfi con tutto l’efèrcito là, doue maggiormento premealo il fofpetto. Andarono queili Capitante quefl’armi hor qua, ed hor là per qualche tempo la Campagna girando, fenza auuenimen-ti importanti ; e tra queili termini venne vno fpirito improuifo al Gon-zaga di rinunciarli bailone, inuentando farlo per defiderio di quiete, & nerbato. à pena datone il ragguaglio, partì dalleièrcito, & andoifene à Manto-ua. V dì ftranamente il Senato la repentina mutanza, pel credito, che parue, con la partenza di qiiell’huomo, all armi diminuito, e per timore di alcun'occulto miflero. Nelllmpoifibiltà dijrimuouerne il fatto» fi applicò al rimedio. Seminaronfi recondite indagationi, perhauer-ne la vera cagione, e fi prouide alla Carica, eleggendoui il Melata, o mandandoui due Proueditori di più, Federigo Contarini, e Paolo \eerau.Gc' Trono. Ma fmofla vna pietra fondamentale in gran machina „ altro divnainvnafconciandone,conuieninfine, che tutto ilcorpo nota-tabilmente patiica. Vrtò la rifolutione del Gonzaga di pietra in pietra in altri difaflrofi accidenti, e fi venne con eifi, e col tempo bene àdi-icernerla vn premeditato, e proditorio concerto. Comparue iulàpo-co à Venetia efpreifo Agente di Francefco Sforza, chea fuo nome „con ¿gite dei-fùfTìegate eipreffioni, ricercò denaro per paghe, e per iilipendioprete-fodecorfò. Alterò grandemente la formae molto più, prouenen-^nrfff»»-do da ¿oggetto, che nauea recentemente negato alle Publiche inilan-^”"' ze ; poitardato à fòccorrere in gran bifògno ; e per vltimo icarfamento fòccorfo . Non confiflendo però 1 effenza della colà in pagar", ò non pagar lo Sforza : ma in accrefciuto iofpettodifede, fù riipoilo alT^m- rif«0. Agente con fenfo affai libero, e di negatiua, e di rimprouero per lo/fc tM-mancanze commeffe ; termine, iè ben’àcre, non però riprcnfibilc in,6 K * quella occafione. Non fi fcompoie ad ogni modo da’primi concetti 1 Agente: chiaro argomento d'animo deliberato al male. Diffe> cho, dunque non fodisfatto de'fuoi dipendi; il Padrone, potea Iicentiarfi ; e rifpo-