r¿4 DE’ fatti veneti.
entrai ^aPa^a feconda giornata,fòura vn Cauallo,di panno d oro coperto. Lo precederono due Cardinali,aItriducloaccolfèroin mezzo, e così caminando fmontò alla Chiefa del Vefcouo, dou’era il Cadauere del Pio defonto Pontefice. Quiui adempiutefi le cerimonie funebri, fi con-£ ftede nei uocòil Conditolo, interuenutoui anch’ egli, e fede fuperiore a’ Dia-concijioro. coni Cardinali. Il Niceno, Decano del Collegio, fi efpreile in la-menteuole oratione del caiò funefto, e di vn’opera cotanto pia diflur-bata 5 e fatti confegnanil Doge quaranta mila ducati, per capitarli al jtiutieshì Rèd’Vngheria con trai Turchi, eshibì alla República le cinque Galee bitì da'car- d<?’ Cardinali per quattro mefi. Rifpofè, per nome del Doge, l’Amba-Unaii. íciator’eílraordinario Foicarini; ficondoliedellaccidente,- piantela Chriftianafciaguraj ringratiò delle offerite Galee, e con ciò difciol-u Doge ri- tofiil Congregò, eFvnione, ritornò alla Patria il Doge a5 ventitré pur tornato, d’Agofto, fuentando in aria per occulto diuino miitero dentro allo fpatio di foli quindici giorni quel granmouimento. Fuaífunroin-foñdo toìi^ ^ede Pietro Barbo Cardinale, Nobile Veneto, Nipote perfòrelladi tefice. Eugenio Quarto, col nome di Paolo Secondo. L’honorò la República , come ilio Cittadino, con dieci Ambafciatori dobbedienza $ & egli Tre curdi- corrifpofè alla Publica Grandezza, con 1 afTuntione al Cardinalato di tré nuli veneti. Patritij, Gioanni Michele, Marco Barbo, e Gio: Battifla Zeno.
Non fi icorge, che nel tempo di quella flagione del Verno fèguen-te, nè il Malatefla in terra, nè il Loredano in mare, nè li nemici Ottomani ,forfè per allhora fàtolli, fe pur mai fe ne defíe il cafò, nulla in-traprendefTero di momento,- Ma qui è ben forza diprenarrarfi con-"Neffurì aiu- flupor’ , e biafimo de Chriftiani ; che habbia conuenuto la-apfauZ ^ePllblica continuar^ infanguinarfi co’ Turchi flicceifiuamente molt’ República. anni dapoi, fènza, che mai più, dopo la morte di Pio Secondo, fi vegga moflo alcun Prencipe à fòccorrerla, fé non di fatti, almen di parole. Toccò à lei fòla di refìiler a tutto llmpero Ottomano • Il Pontefice, óc il Rè Ferdinando di Napoli mandaron taPhora in Leuante alcuna Galea , fuori però fempre di tempo, e per fèmplicefallito,- onde non fi prepari il mondo à marauiglia ; ma ben’à infinito compatimento, io dopo impiegato tutto il più del potere, e fliifcerati, e conflimati gli Erarij, e i Popoli, per difender fé flefla, elafede,haueràellafinalmeir
  1466	te conuenuto foccom bere.
Tefle in Na Spuntata la Primauera di quefl’anno, forfè con effa la pefiilenza in* mania. ^ Napoli di Romania ; e per ciò il Malatefla dimoratoui nel Verno, for-tiuiy&C andò in Laconia con deboli forze. Lo fèguitarono i Turchi con jl'TfceJo' ^ec* m^a Per coglierlo in mezzoj&egli accura carné te pattato in Man-iigUMdate- tinea, & Iiauutalafortuna dmuolaruifi, faluò fé fletto, non però k, uà )n man ^ fítimia 5 -checoloro, flibito allontanatoti, afTalirono, & efpu-Snéa. U gnarono co’l Caflello, e con fòmma flrage. Si cangiò in tan-Trendono to General marítimo Loredano in Vittor Cappello, Senator di gran-
vaglia,