LIBRO SETTIMO. 143 in ficuro, Se prima della Tua furtiua partenza s’era tanto atterrito il Popolo, molto più crebbe all’auifo diuulgatofi la generai ìouiieriìone. Quei pochi, che riteneano pur anco la ilima,e il nome de Primati della Città, non ancor del tutto fmarriti, ancor peniàrono di puntellar in. qualche modo la ruinoia fortuna. Conuocaronu nella Chiela de Santi Apoiloli, e procurato di raccoglier qualche rimedio da pareri agitati ; altro non ièppero, ie non d elegger Theodoro Laicari, Genero, già Elcm .Jm_ detto, d’Aleflio il vecchio, nuouo Imperatore, Ma e falla lulingail per amen darfì ad intendere, che poiTa l’ingeguo humano contender con ledi-ipofitioni del Cielo. Più pauentoili Theodoro, già rientrato in Co- Lafcari. itantinopoli, allo iplendor delibarmi vittorioiè Latine, che rallegratoli all’oflèritoglidell’imperiale Corona. Subitofiilatoui 1 occhio,firiem-pièdihorrore, e ièguitando anch’egli le pedate, e la forte degli altri, Fc^fuian' pur fuggì, nè altra iperanza laiciò alla Greca iàluezza, che la clemenza* Veneta, e Francete, in iìmil cafo altre volte, in vece di pena, e di calii-go, iperimentata in ilio prò. Per più efficace mezzo à iìipplicarla, e di-iporla,eleisero quegli ileifi Primati la Religione • Feron precedere alcuni Sacerdoti con alcune iànte Imaginij(armi più proprie per (limarli da noilri, che l’altre, che nel primo attacco sfoderarono, fortendo, ad aifalir’i Francefi ) $ e dietro a’ Sacerdoti feguitaron’eifi, non armati elio dihumiliffimaproilratione. Giunti al confpetto, ed inchinati a’piedi EjconoiCre de’ Prencipi, rallignarono, dopo ièifantotto giorni d’aifedio patito, il ci à preferì-valTallaggio, e le chiaui al libero Impero Latino, e affabilmente rae-colti, indi con pacificopaifo s’introduifetutto ilrimanente dell’armi minio a'La-in Coilantinopoli, e s’incaminarono i Capi, ièguitati dall vniueria- tl^'entYano le degli efèrciti, nel Regio Palagio. Qui tràlaconfufione di tanti, o in Colmisi vari) accidenti, nuoua la Città, nuouo il Popolo, nuouo il Dominio, ìloPoll> (libito, che poterono i Prencipi pofar’al meglio la vita, e la mente, die-ronfi à ricercare gli erarij, compenfo più foitantiofo alle lor languidezze » horamai contratte nella lunga occafione, nell vrg,enze di continui bifogni, g trà i diicapiti d’vn paeie tanto dalle lor Patrie lontano, e così nemico. Non fù di grande importanza il valièntetrouato, troppo jrouam à lungo aggrauato l’impero da veifationi, e guerre incedami, e filai- % ' ** iato del più pretiofo dal vecchio Aleifio, e da Mirtillo recentemente, due volte. Il tutto ad ogni modo accumulatoli in vno, venne in conformità delle prime conuentioni ripartito, ediuifo, aiTegnandofi a Francefi vna parte, e tré a’Venetiani per la fomma rileuantimma. de’loro crediti. Sodisfattofi à quello punto, applicaronfi tutti con ar- Venetiani ; dentiilìme brame all’elettione dell’imperatore, neceiTario fondameli vna a Fra to per ilabilirne il Regno, e perpetuarne la gloria. Furono ìqLunciici ¡^indici e. (celti ad eleggerlo, Henrico Dandolo Doge $ quattro Prencipi, a r e*v impera duino Conte di Fiandra, Arrigo Conte di San Polo, Ix>douico 011 tore. tediSauoia, Bonifacio Marchefe di Monferrato, Cinque ire ati, 1