y66 DE FATTI VENETI. laron quelli dall" alto à incontrar quelli nel baffo, e pendente fènderò ; e i fuperiori di fito, & anco di numero, facilmente rinuerfàndo gl'inferiori, lifconuolfero, li trucidarono tutti, e calati pofcia da quel canto , ed entrati nella battaglia furiofi, non fù più mezzo à refifterui, o e rottìui la à non rileuar’vn’atroce feconda {confitta. Perironui più d’altri mille feconda voi foldatij Si fileno con elfi ogn’altra fperanza di bene; eneceffìtato il Cappello, difàncoròdagl’infaufli Lidi,- tirò alZante; dopo alcuni giorni andò à Negroponte, e quiui limile in tutto al General'Orfatto Giulliniano di mal forata fortuna, fù anco pari d’animo à non poter iòffèrirla, & à ipirar’anch’egli in breue tempo di accuorato cordoglio mTa?cap. k vifa * Dopo quefto accidente non fé ne vide alcun’altro, per allhora peiio. offeruabile. Lo fteffo Giacomo Loredano, ch’era flato Predeceffor VnmJcia ^ Cappello » fagli deflinato fucceffore ,- e di nuouo aggrauato della-corno Lore- gran carica G^neralitia, ritornò, ancorché carico d’anni, e quafì de-d.vw. crepito, ad efporfi a’ difàgi, & a’ pericoli obbediente. Tal’eralo flato in Grecia di quella Republica 5 tali le fue languidezze 5 tale il nemico failofo, e potente ; e tali le confidenze d’aiuti nel Chriilianefimo. Nacque intanto, chevn tal’Hebreo, di nome Da-uid, venne qui ad eshibirfi mezzano per introdur’in Coflantinopoli SeZ vn Oratore à trattami di tregua, e di pace. S’vdì coflui volentieri ^ e co THeemet. fi fperò non moffo di ilio Co lo capriccio : ma fpintoui, ò da Meemet, naufèatovn giorno di guerra, òpur, cheil Cielo voleffe accorrer’in-CoccorCo di vn Prencipe pio, che già vedea deilituto in terra da tutti gli altri. Appena fi applicarono iSenatori à quello maneggio, ch’ei tra-fpirò alla notitia del Papa, e degli altri Prencipi di quella Prouincia-$ E chi può creder, che per zelo, ò per affètto alla Republica vi fi muouef-fè alcuno in tal congiuntura ? Haueuan’elfi dianzi più llrepitoiàmente fèntite à ribombare le artiglierie, di ciò, che allhora faceffe vna muta-voce di trattata pace, per dellarli, epercommuouerli dal folito loro lethargo. Mandò il Pontefice, flimolato per auuentura ciagl’altri, ad offerta del offerir per nome di tutti, e per vna fòl volta alla Republica, trecento ’tr^Tnnci m*la ducati, ad oggetto d’illaccarla dal filo delle cominciate negotia-per fermar, ni- Vide ogn’vno facilmente ,che quell’era vn folo momentaneo nu-la ¡nguerra drimento ad vna fame perpetua ; che il prenderlo, e’1 digerirlo farebbe flato alla gran voracità de’ bifogni tutto in vn tempo ,- e che pofcia digerito , nè più foccorfo l’efàuflo corpo, douea cader preda più mifèrabile, quanto più flentata. Religiofo il Gouerno, benche mancante di forze, non volle mancami però di maturo rifletto. Bramatia-la pace per impotenza col Turco, e fofpiraua più affai laneceffaà, che ve l’aflringea. Non flimaua fagrificar’il fàngue, pur ch’egli hauef fe baflato a fàluar la caufà di Dio,- ma troppo afflitti, e troppo agitati gli animi dalle preuedute imponìbili tà, fi girò la Confulta nel pieno Collegio, &andò il Prencipe, & andarono i Senatori, tutti con-; ' formi,