f LIBRO VINTESIMOPRIMO. 47? Sede,c da’ confederati intereffi, e non andandoui incorrette nella col-pa dlnobediente. Quella ièconda in tendone riufcigli. Ricusò il còtta ii-po. papa di farlo per le addotte necelfitolè premure di affirter alle vr-fe^fe-genze Apoftoliche, ed eifè allhora, che il Concilio fi concitatte; che, dichiarale Eugenio decaduto di lède; che aisumeise in Pontefice,co l nome di Felice Quarto, Amadeo di Sauoia ilio lùocero, il quale, imette come rinuntiato il Dominio Sauoiardo al figliuolo, in habito di Eremita fe ne viuearitirato5 e fuperò in tal modo, chela temporal’ambitione di vn'altro Va vn Prencipe, non mai iàtollo, rinegaise il Cielo, &c auuelenalse il mon Pa • do con diabolico preuertimento. Or’intanto, che il Piccinino, e’1 Gonzaga, lafciate ne1 podi alsedianti Brefcia, proportionate militie, fi eran motti à palsar FAdige con grande efercito, per trasferirli come se . detto,nel Vicentino, e Padouano à moleftarne i contorni, Pietro Zeno, moJJìutìc. già introdottoli nel Lagb di Garda con la nauale Armata, intelè Brelcia, per Icarlèzza di viueri, e per mortali percotte di crudeliiTìma pelle,à lira- pafa^i^. na contingenza ridotta. Aumentato il bifogno,per cui quiui condotto dise-lì era con tante fatiche, aumentò nel defiderio,e negli lludij di sforzarli -PietroZeno potere à lòccorrerla. Ne icorgea difficile il modo; Vi conueniuan gran- nei Lago d’opere, e gran ftenti à Icalpellarui il palso tra duri làffi di alpeftri mon- r&taefSa. ti-. Dapoi anco luperato,ed inoltratoli auanti,v’era il dubbio di alcun’af (alimento nemico,da cui no vi folsero nè forze, nè luoghi à lòttrarlène. Vinfero in ogni modo le anguftie di Brelcia in lui, qualunque riflelÌo e di fatica, e di pericolo; Nauigò ad vna parte del Lago tra Torbo-le, e la bocca del Fiume Ponale ; Approdatoui, tagliouui, e imantei- Crandi fa_ louui le pietre viue vicino là, per doue il Fiume fletto vi sbocca ; e pe-tiche • netratoui ad onta di natura, e prolèguito innanti à Riuoltella, benche vi troualle dirimpetto buon numero di militie apportate, caricò quiui per ogni modo al difpetto, & à gli occhi loro ioura la ichiena degli huomini quantità di formenti ; li fè caminar per quelle de’ monti, e tanto fcuorì la fortuna la fua virtù, c’hebbe il merito di ricapitatili Bre- Finalmente feia nel colmo di grande afflittione vn conueniente riftoro. Ma il Pie- u iocconc' cinino, e il Gonzaga, già condotti verlò FAdige, per pattarlo, non tutta vi frollarono la lùppofta facilità. Era già penetrato al Melata co’l mezzo di Ipie quello lor penfiero poco meno, che ne’ primi abbozzi, e illuminatine i Padri, haueuan’effi lùbito, per accorrerai, ordinato, che r^e Galeoni trentacinque Galeoni, tolti dal Corpo delFArmata, Hata già in Pò, ed comandati in quel tempo à Chioggia, douettero fotto la Condotta di Marin Con-tarmi, e Lodouico Molino tirarli nell’Adigé. Partì trà tanto il Gonza- a Maggio ga da Hoftiglìa con trenta Valcelli, ed entrato per la foce del Fiume^ nemc0 * Tartaro nelle paludi vicine à Legnago, e quiui recilè Faighe, ed elea- il Gonzaga uato a polla vn Canale, fi tragitto per etto nel Caftagnaro. L’Armata^ y^einVi nollraiui giunfe anch’ella nel tempomedefimo; e lo coftrinlè à ritirarli tenta linài là. Si tratte allhora egli altroue ;fi girò in vn’AIueo vicino, detto Ma- Ooo 2 lopere