LIBRO VINTESIMONONO. 71V ílraniera. Hora aggiuntiui queíl altri fatti, la colmò pin lèmpre d’ap-plaufi, ebenedittioni, c la ricercò à compiacerli di far’auanzar verfo Napoli rArmata fua, per meglio a/filler’, e preferuar’à Ferdinando lo ut* fùperate conquide. Grauemente premeano foura le braccia di quello Gouerno i peli lunghi di tannarmi in mare, e in terra 5 Pur’hauendono /«* ^tma-prefala mole, e riuerite fempre le fodisfattioni, e gl’intere/Ii della San- £ tiiTìma Sede, condeicefe à gratificarne l’inltanza, e ne IcriiTe al Grima- dine. ni pe'l iiibito effetto. Ma non agitauano allhora quelle parti, e quelli Prencipi foli d’Italia tra tali, e tante combullioni narrrate. Fiorenza, già vnitafi con la Francia, come dicemmo, &: appa/Iìo-nata di leuar’a’ Pifani la pretefa loro libertà, haueali ridotti horamai à Tifa afìdia diffidi legno di lungamente difenderli da vno llretto aiiedio, lenza. ^Ja’F‘ort-qualch’ellraneo loccorlò. Sapeuan elfi, per le palfate,e correnti emergenze, nulla quella República à quella obligata. Fecero qui fegreta, mfan^0y^d miilione di vn’Inuiato, e fu l’incarico di offerir’al Gouerno la fua fog- \|e7/r° qui gettione, pur che fi compiacele di preferuarla trà quegli anfratti dalle/«* fonemiche perfecutioni. Venne il Minillro, e rapprelèntato il defide-scit,owt‘ rio, e l’eshibitione de’ lùoi, non può negarli, che la prudenza inuec-chiata de’Padri non li fentiffe à louraprendere in alto modo. Noil, t itub cara di ordinario a’Prenci pi nelTuna colà, che di allargati dominan- negl’animi ti confini, parea di repugnar’alla regnante humanità la República,,Venetu negando l’occhio a’ Pilàni , che in atto fupplicheuole ofteriano valsalla la loro Città, tra le più celebri della Toicana, e lino douo diftefi, e fermati i confini, haurebbe in quell’acque Ligure fpecchia-talafua grandezza, come auì vagheggiauala nelle Adriatiche, o farebbe venuta in quel modo a blandir’, e protegger trà que’ due mari il continente Italiano di mezzo. Diceuan’i Senatori,che vi adheriuano. Grafie quelle conceffe à pochi dalla celejie bontà, che, accettai e, officio per■ fi riueriuan tali, e ricufate, farebbe fiato il cuore più mi fere den- Zhìbiuonc. te,che timido. Non poter’i Fiorentini, quand’anco fi accettaffé l'offerta di Pifa, pretenderne agramo, già d'efsi nonpiù : anzi giammai flata^uellaCitta, mentre,hauea fempre repugnato, e contra/iato per non eff'erui. Tanto abbornrne il loro dominio quei Popoli,che fìimauano libertà l’affoggettarfi ad ogrì altro, e pur che da quei Ucci fe ne foffero fuggiti, non figurar fi al mondo più dure catene. Così hauerlo dimofìrato in ognitempo $ ma più che in altra occ afone, quando pertrarfida que II’odi ato giogo,/ine hi-.ftH tofl° à prendere ogni legge da vrieflraneo Prencipe. Difficile perciò à Fiorenza il domarne l'auerfione, e difficilifsimo, quand anco domata,che non fifcuoteffe Pifa di nuouo. P ot erfiper ciò credere più à follieuo ,che a difpiacere di quella República, il liberarla dal grande impaccio, troppo effendo molefo à chi conmen Xxxx 2 con