LIBRO DECIMOSETT1MO. 37y in (concerto, & in gran parte alla fuga. Co’ gridi, co’ protetti, e col proprio eie ni pio procurò di fermarle ,■ riufcigli di farle riuolger la fronte, ed elle rifarcendo con l’armi alla mano, altretanto intrepide, il mancamento primiero, affrontarono il nemico nella carriera del cor-fo 5 lo rintuzzarono addietro ? lo aftrinfèro di ritirarfi à poco à poco in., voi npuija Città, feco apportando però le già tolte Infègne, e ventilandole per tilt-u • ta Padoua, come in fègno di riportato trionfo. Ma fé dentro à quei ricinti fetteggiarono iCarrarefi-tra fé fleffià gli fcherzi dell’aria, Paolo Saltelli andoal di fuori pili foftantiofamente riiàr-cendo la perdita di poche bandiere. Acquiftò più Cartella,- diede al Territorio ineendij gene- u saueiu i aline lafciouui parte,lènza fegno infauflo del fuo fentimento. Più an-Cora felicemente caminauano sùl Veronefè i progredì. Vfcì di Verona Giacomo Garrarefè, che vi lì era già flabilito Signore, con ottocento Caualli > per condurfi à Montagnana, e fpalleggiaruila conftnittio-ne di vn Forte. Giacomo dal Verme,e Ottobon Terzo lo tolfèro di mira3 loaffalirono, trecento gliene tagliarono à pezzi, impadroniron-fide’carriaggi, e reputò gran fortuna il nemico di rientrar {concerta- Tagliatisi'i to in Verona ■ Molti luoghi pur’occuparono etti dapoi nella Gardefa-Vc™ na. Prefero la Chiufa, la Crouara, e Rocca ¿i Riuoli 5 ImpoiTeflaron-Twmki. fi di Nogarola, & Ifòla dalla Scala, e faticarono due Forti à Guffolen- ¿j. go, e B incantino, per più fiancheggiami i loro difegni • Sortì però dal- strenne l’amenità di quefto Prato fiorito vn’angue improuifò à ipargerui qual- fe • che veneno mortifero. Prefiedeua in Vicenza Giacomo Soriano, e dopo hauerla munita, e fatti otturar tuttii paffi del Trentino, e delPado-uano, (limatala horamai aflicurata à baflanza, preiè rifòlutione d’vfcir-ui, e condurfi sùl V eronefè all’efercito. Portoli in camino con ducen-to Caualli, foffe per accidente, ò per ifpia concertata, gli occorfe vrL, grande infortunio. Fù in vicinanza di Soaue inpipetratamente da’ ne- „ono G ja_ mici afTalito 5 rotta, vccifàgli quafi tutta la gente, e lui prefo, e condot- comosoru-to à Verona in catene. Era in ogni modo ridotta quella Città trà le an- "°-guflie delle fue fole muraglie 5 ftrettad’affedio per ogni parte 5 i Vene-ti Caualli per tutto feorrenti 5 chiufi, ed impediti impenetrabilmente gli accedi lontani 5 e quei di dentro, trà la voracità della fame, e tiià i di-fagi, e pericoli,miferamente flauano coflituiti. Ne’ Popoli non allampano di fòtto alle ceneri le couate (cintille degli odij à neffun foffio più, che dell’vrgente bifogno. Erano già naturali, ed antichi quelli de’ V eronefì contra ilfangue,e il nome di Carrarajonde il gran mantice della necefsità foffiatoui dentro, facilmente prefero fuoco per (ol-leuarfì dal giogo di vn Dominio, ancor più abbonito, quanto aJJhora^ efitante. Al primo intefo rumore non hebbe ardimento Giacomo nè meno anrontarfi.Ritirofsi nelCaftello San Pietro,e quei Nationali,non fcontentl, come gli altri affediati, che sforzatamele fi arrendono : ma tutti allego , e giuliui dell’occaiìone neceisitata , mandarono A111- ì__bafeia- _