7j'4 DE’ FATTI VENETI. Delibera- Dietro * qucfte due memorabili attioni andarono rVrne d’intor-tione pubn. no, c numeratifi i voti, per raccoglierne il decreto, deciferoi più à cait$cc°one^ fauor delFinftanza, e della lega Francete. Se neicriiTe fubitoà gli trancia co- Ambafciatori, &alRè medefimo; e leconditioniper ripartirli trà i tra Lodoui. ¿uè Potentati lo Stato di Milano, acqujftandofi, già offerite hauen-dole la Francia, baftò, per conchiuderle, che le accettale il Senato, e conditioni, furono per appunto. Che la Città di Milano, e tutti gl’ altri luo-'lo^ftato^!gf>ì» e Terre diqitelDominio fidouefiferoal Re. Che Cremona.e ■Milano, tutta la Gtaradadda, per quanto fi efiende di quà dal fiume, s’intendere della Republica ; e che all’incontro ella fiofife obliata , per far la guerra, e fiuperarne l’imprefia , di ricapitar 0 al alleferdto fieimila fanti, e fette mila Caualli, Voleuain oltre il i\epu°bi?c£ Rèlacontributionedi molto denaro; malo rimoiTero dalFinftanzai di militici lunghi trauagli di queffa Patria cÓfideratigli,òu biiògni vigenti à lei di « uap.tr arrnarFj COntra [’Ottomano, più tempre crefcendola fama de’ Tuoi torbidi penfieri, e poderofi preparamenti 5 e per i quali tanto fi cópiacque la Maeftà fua compatirla, che non iòlo fi rimoff e da ciò pretendere,ma £ difpenfa- fin difcefe àdifpenfarla dalPobligo delle militie predette accordate, mtlrfdo/X tempre che al tempo del guerreggiarli in Italia , ella già fi trouaiTe in_, }e in guer- difcoperta rottura col Turco. Così reffò appuntato quefto gran de-ra ¡coperta creto di aite conteguenze al certo, chi riguarda iòlo à d’accidenti evi lurco. .. . ° ~ . r^ ii auuenuti dapoi ; ma chi confiderà il peggio, che, non tacendolo, no farebbeoccoriò, non v ecagiondi riprenderli. Stauagià deftinato, che douefle l’Italia patire lagrimote mine. Vi eranlepeflimedifpofi-tionideTrencipi. Vi era Lodouico, che in ogni modo voleua incendi) ; e Paipetto torbido delle ftelle non poteua più diiperderfi, te noix» iiiaporandofi in ffragi. Ne volò la fama in vn momento per tutto;Più lodouico dogn altro fe ne fcuotè Lodouico, contro à cui folo minacciauail mpwit*, c0jp0 # La confidenza in te ffeifo fino à quell’hora nudrita, di oltraggiar à ilio modo la Republica, più che riepueua da lei afliftenze, e ta-uori, cominciò à mancargli, & à perfuadergli nel pericolo i fuoigrani falli, Molte volte nel tempo delle medefi me trattario ni ne fù auuerti-to 5 ma tant’era grande la iìia confidenza in quefte bontà, che non potè mai predami alcun credito ; Anzi come quegli, che al poifeifo di alcuna gratia, e troppo confidente, che non gli manchi, ofit il tutto, così egli procedeua di male in peggio. Vna lega poi, che tramaua pur lui nel tempo medefimo con la ffeiTa Francia, per fuentar’il nembo dal fuo, efcagliarlo à gl’incendij di quefto Dominio, lo tenne più igU , e il d’ogn altra cofa lontanodatuttiidubbij. Stringealacontuttoilpote-TontefictLj) re ; Era teco à trattarla il Pontefice ; I Fiorentini non ne hauean biio-MoZufi. Sno> già trouandofi con la Francia Collegati di lungo tempo, Se non legarfì co'i lopreuenia la Republica, penfi il Mondo gPauuenimenti. Comin-^ cioifi hen’anco pFefto a goder’alcun follieuo dal deliberato Configlio. Staua