. LIBRO OTTAVO. i gnorìrfi parimente delle due Città diModon, e Coron. Non poterono tollerarlo quell animi; e perciò comandarono al Dandolo, e al Premarino difolpendere per Collantinopoli il dellinato viaggio, e di volgerli à rintracciar’, ed opprimer colui. II.cercarono in varij contorni , e dopo alcun tempo il collera nelPHelleiponto, {palleggiato da iòle fette Galee. Codardo quanto iniquo, à quella, improuilà fopr a-uenienza non hebbe ardir d’atìiontarfi. Perdei legni 5 equafi ruttigli huomini, e lui prelò viuo, retrocelTero il camino nell’ionio i Veneti, Sono,eprt approdando à Coriù. Quiui corfi à inchinargli con lieti gridi quei Po-dono • poli, che già Leone hauea violentati con Tarmi, benignamente gli accollerò ; e Imontati, ed entrati feilolàmente in Corfii, differentemente trattando l’indegno Corlàro,il fecero per man del Carnefice ilrozzar’ stro^ato à efpollo alla villa di tutti. Ridotte colà in affetto le cole, paffaron d’indi corfk à Modon, e dapoi à Coron in Morea, Città che già li differo, da co- Kacqu}jiat0 lui rapite. Eran’elle ripiene d’infetti legnaci. Più atti à depredar, cho modon , c à combattere, non hebberofaccia, nè cuore à diffenderfi. Amen-Coron* due, l’vna dietro all’altra, nello lpatio di pochehore furonpreio5 e dilciolte dalla lèruitù di coloro, rellituironiì al godimento tranquillo di quello Gouerno. Peruenuti qui gli euenti felici,le ne rallegrarono i Padri all’ellremo, e nelle lleffe allegrezze del mal guarito pre-iènte, procurarono d’impedirlo per Tauuenire . Prouidero Ipecial-menteCorfù, Ilòla pur’allhora, come al prelènte, dilìtogelolò, di Vn Publico Rapprelèntante 5 Deliberaronui vna Colonia di dieci di quelle Famiglie; affegnaron loro conuenien ti entrate» e ve le man- ùntele co darono indifefad’ognifoprauenientebiiogno. Subito, che fu fiip-l™ia àCor plito à quelle neceffarie occorrenze, fi riuolle il penliero à Coilantino-poli. Si tornò di nuouo ad allellir’vn vigorolò armamento; egiàpo-teua dirli ancor quello vicino al partire, quand’altro graue accidente,, c^aU%p°u pur’iniorlè fatalmente à fraporuifi. Arrabbiati i Genoueli del difallro bhc«. al lor Compatriotto Vetvano auucnuto, ingiullamente fi moifero à Volerne vendetta. Soli non ne haueano la forza ; deboli molto al confronto di quella Republica, e indeboliti affai più da vna guerra lungamente follenuta contra iPilàni. Cercando per ciò qualch’altro vigore, & appoggio, moffero, trà gli altri, proietto d’vnione ad Henrico, cognominato il Pelcatore, che per la morte del Conte di San Polo, era lucceduto in lùa vece nelPrencipatod’Athene, & hauealì nelle parti di Morea dilatato affai. Ricercato colui, nulla badò al graue mancamento di ilringerlì co’ Genoueli contra quella Patria, benche già in» amifta co’l £10 Predeceffore, e lèco d’intereffe cotanto vnita. Accet- s-vn;fC0!!0 tò linuito; accoppiaronfi le forze dell’vno, e degli altri, e lì Ipinlèr cp°^ldT^^e[ tutti ad vn tempo nelTlfola di Candia con improuilà inualione. Non. tic, e innati0 per anco proueduto il Regno di Publica Rapprelèntanza, e delle Guai- no candk. die, e prouigioni militari, riducile dalla valla grandezza di quel con- V tinente,