791 MCCCCCIV, GENNAJO. 792 tor pontificio li disse, il papa, aute le terre, damò si volea meter ne la soa majestà, che vedi si la Signoria à raxon che lo le darà ; e il re disse non voler, dicendo a l’orator nostro : «‘Questa è una pazia ; cognoseemo il papa; è duro e di so testa », e che l’havia pralichato esser testier etc. Et 1’ orator nostro ringratiò soa majestà di tal boni effetti, e si dolse di la rota, afìrmando la bona mente di la Signoria nostra. Et soa majestà rispose era certo, et mostrò curarsi pocho di la rota, e ringratiava la Signoria, et che etiam lui è per perseverar certissimo in l’alianza. Dii ditto, di 2Ì. Commé fo dal Cardinal Roan, dolendosi etiam di la rota etc. Rispose era certo, ma che è stà pocha, e che il re non havia 200 lanze, licet fosse-in fama 400, e ringratiava la Signoria di la so bona mente. Item, à spazà il thesorier di Avi-gnon con lettere a Roma, e dubita assai di Zenoa e Milan, perchè galie di spagnoli à inteso esserli di là via. Item, à risposto al papa, di la materia di Piorn-bin e Pisa il re è contento, perchè dubita spagnoli non toglino; et che a Portofin era una nave di biscaini con robe di zenoesi suso, e par che per francesi sono a Zenoa e monsignor di Ravasten è statà spogliala e retenuta, non obstante zenoesi habino fato il tutto acciò fusse relasata, dicendo in Spagna tutto il loro sarà retenuto. Tamen, non 1’ hanno voluta liberar; e il re a scrito di questo. Dii ditto, di 25, hore 3 di note. Come era zonto uno altro oralor dii re di romani, qual è il presidente di Pereto, et uno di l’archiducha, monsignor di Vervi. Item, il re à mandato a Milan de» soi ussieri con danari e lettere al gran maestro, acciò fazi le mostre di le zente l’ha di lì, et subito a soa majeslà le riportino. E dicono aver in Lombardia 700 lanze, e dubitano sguizari non li fazino novità. Item, esso orator prega si mandi uno altro orator, perchè non potrà durar a la faticha, per esser debolissimo per il mal ha ’ulo. Da Ravena, di rectori, di 29. Come il conte di Pitiano era venuto a dirli, con aliegra ciera, aver auto da soi aviso la Signoria averlo contentato di farlo capitanio zeneral, dimostrando di zio grandissimo contento; et loro rectori si alegrono di tal cossa assai. Di Faenza, di 28. Come a hore 24 à lettere dii capitanio di Brixigelle, li scrive esser capita in le man una lettera di Guielmo Tempion da Ymola, di-rectiva a uno suo amico di Brixigelle, ne la qual si contien, Ymola, Faenza et Forli esser stà date al signor Galeazo fiol di madona Catarina, per il papa; et manda la lettera. Item, per uno Zuan Maria di Sorbole, cugnato di missier Opizo di Castel di Rio familiar dii papa, noviter venuto di Roma, si dice el papa haver dato la nepote a Sforzili pur fiol di dieta madona Catarina, e promessoli in dota Ymola e Forli; di Faenza nulla dice. Item, per uno venuto da For;lì, à che ’l cavalier feriero era stà retenuto e preso voiando entrar in rocha ; et esser stà messo a sacho la caxa de uno Berto che solea esser thesorier dii duca Valentino, per haver lenuto el dicto cavalier in casa. Di Brixigelle, di sier Nicolò Balbi capitanio e proveditor di Val di Lamon, di 28, hore 21. Come la comunità ebeno lettere di soi oratori di la bona expedition loro. Stanno contentissimi, ma xime per esserli stà concesse le ville fo di Ymola, che se deteno. E lui proveditor mandò per alcuni homini di diete ville servitori nostri, e li fè intender questo, e restono ben contenti. E Guielmo Tempion castellan di Oriolo, che sempre cercha meter scan-dolo e seminar mali, à scripto una lettera a Baptista de Gambas fradello di sier Zanni de Gambas eh’ è uno di oratori a la Signoria nostra, el qual è zenero di ditto Guielmo, e lo avisa Ymola, Faenza e Forlì è dà in dote al signor Galeazo etc., e manda ditta lettera. Tamen, quelli è boni servitori di la Signoria nostra ; e scrive manderà sotoman a parlarli per saper la verità etc. Da Tusignan, di sier Alvixe Venier proveditor, di 27. Come ogi, uno citadin di lì venuto di Lugo, li ha referito che, andando a Ymola, si accompagnò con uno fiorentino imbaucato, e parlando insieme, mostrò esser da Ymola, e domandoli come veniva ben governati quelli castelli per la Signoria nostra. Li rispose: « Opimamente con summa justitia 3>. El el dicto fiorentino (disse) più presto si sl'orzariano unir tutto il mondo insieme, che nutri- 380 carsi questa bissa in seno. E cussi parlando, gion-seno in Ymola, et quel fiorentino dismontò in caxa di un primario de li octavianesco, ove li fu fato honor, e subito rimontò a cavallo e partì per Bologna. Item, 1’ altro zorno, a Castel S. Piero di bolognesi, passò uno signor Alexandro Sforza, che era con lo imperador, et in freta cavalchò verso Roma. Item, ogni zorno quelli di Rontana e Ymola lo sti-mulano li debbi restituir el suo grano hanno di lì in salvo ; e perchè loro ne tengono bona quantità di quelli di Tussignano, gli ha risposto, ognor che loro comenzarano a restituirlo a’ nostri, lui li concederà extraher il suo, over voglino i danari per quanto el vale di lì ; ma loro non voleno restituir il