LIBRO VINTESIMOPRIMO. 489 quella Republica del proprio Erario à pagarlo, & à condurre à gli ili-pendi) SigiimondoMalateila;à cui fi contentò la Beatitudine fua , per militie, & meglio allettarlo, d’impartir Tinueilitura dimoia, benche prima più "!l volte negatagli. Franceico Sforza, che amauagrandemente la Toica-na, volle anch’egli concorrere di alcun’aiuto preciiòiùo. Leipinlè Paolo Oriìno con grolla banda. E i Fiorentini pur armandoli da le me- deiìmi,ammalTaron genti anch’eglino da tutta l’Italia; condullero à gli ilipendi] Michel’Attendolo, e in quella forma, e fouuenuti, econ-;“'' tenti, poteron poi floggiarii prello il Piccinino d’intorno, ed obligarlo il Ticcmino à ritirarli à piedi dell’Àlpi. Conciliatili di tal modo gl’interelfi, egli animi, iè ne andò lo Sforza à Manerbe. Quiui dubbioio batte coniùl-to delle llie rilòlutioni, e preciiimente propoiè, le douea paflir’il Mincio alla ricupera delle Terre perdute nel Brelciano, e Bergamalco, o d’indi entrar con furia nello Stato di Milano ; ò pur fermarfi di qua, per opporli al Gonzaga, & à Boriò d’Elle, che sera dato poco dianzi al lèr-uigio del Duca,& ambi andauano preparando iniieme à Marmirolo vn numero di non fprezzato rifletto. Mentre che i pareri grandemente à non partirli inclinauano, Pietro Auogadro ritornò dalla fua Ambalcie-ria di Venetia nel Campo ; e tenendo à cuore la lùa Città di Brelcia-,, e raccordatala trà quelle dilcorle opinioni non tanto munita, che non potelfe, in nuoue anguilie ricadere ancora ; quella lùa infinuatione^, per la (lima dell’h uomo, e l’importanza della colà,tanto preuallè, che fè mutar lo Sforza di fènfo, e periùadelloà pattarli Mincio nel Territorio Brelciano. Vicino à Monzamban gittarono i nollri per tanto il Ponte;e micio. tranfitatoui l’elèrcito,prelèro, e làccheggiarono il Callello; impadroni- . rofi di Riuoltella,datali à patti,e giunfero al fiume Chielè; dieci iòle mi- cirom/lTd} glia dilcoilo da Breicia.Quiui fatt’alto lo Sforza,vi andò Franceico Bar- m°ltl lu<>-oarojiòrtitodi Città, ad incontrarlo con gran comitiua. Goderons molto que’due cofpicui Soggettià vederli; à emular Inlìeme di trat- cd°ffrefì° tamenti cortefi, & ancor più nell’vdirfi l’vn l’altro à difcorrere coil, J ° s/°Je] perlpicacevirtù iòuraiproietti, e par titi proporti, per doue, e corno Barbaro-vi-più iàggiamente indirizzar! lor palli. Dopo cambiatefile opinioni, c/cla.a r"e~ deciièro vnanimi d’incaminarll primo attentato contraSalò ; neicriP ferolùbito al Contarini nel Lago, perche vi fi approifimaife con l’Ar- Spumata in tiro, e mandaronui per terra Pietro Brunoro, e Scariottoda. salò. Faenza con le lor Compagnie. Andatiui, confermarono con l’ope-re l’eipettatione, el concetto. Promoueronui l’alfalto ad vn tempo, e fu il fine di quei battimenti concordi, vn’efpugnatione violenta, &c ^ à vn cailigo eiercitato irremilfibile contravna troppo pertinace refi- forc^r.e ilenza di quel Prefidio, non voluto arrenderli, le non alla forza. Tremarono a si fatto efempio le Terre di Caluifano, Bagnoli, e Calcinata > Jltre Tcr, e cercando laluarfi da’preueduti rigori, eipedirono con humilta vo- re fi arren-lontana allo Sforza, permanente ancora ioura il Fiume Chielè, la lor1,0710 ’ Qc^q dedi-