4oo DE’ FATTI VENETI. tenente della Patria del Friuli. Fùil primo decorato di quefta demone Ruberto Morofini, con aiTegnatione in vn'anno di ducati mille, e cinquecento, e con obligo di condurfèco dodici Donzelli* di mantener dodici Caualli per Publica Magnificenza 5 e di fari! aififtere da vu. Giureconfulto con ftipendio di ducati cento il mefe, e con autorità di Vicario di Giuftitia Criminal’, e Ciuile. Finirono di coronare i publi-ci trioni mojt’altri acquifti 5 fpecialmente diGemona, San Daniele,, Venzon, la Cargna, Monfalcon, e Cadore 5 & era il Cielo tanto in quei tempi per benedir la Republica,eh’,oltre aH'ampliatione di Stati,le concede etiandio de’ iìioi diuini theiòri, trouatifì in Vdine gli Euangelij hnàgeiij di fcritti da San Marco in lingua latina di propria mano, che traiporta-nouatuu™ r°nii à Venetia, e conièrùanfi tutthora tra le più pretiofè reliquie dei rifofli »¿¿Santuario. Impaniente il Patriarca ddl’vltimo crollo alle cofè Tue, vo-Jfitrutte-* lò di nuouo in Vngheria, di nuouo fu proueduto di qualche rinforzo, riarca md e ^ nuotl° non non Potè racquiftar’i luoghi perduti, ma nè me-YutjcUim.a nohauer’ardimentodipenetrar’a’confini. S’interpoièpoiàftiainter-ceilione Martino Quinto Pontefice, che ne fcriiTe al Gouerno, e lo pregò di donar a fe fteilo li trafeorfi del Patriarca, e lafiiaintera imminen-Tacc coi te mina. Non era così facile àfòpirfi il publico fdegno * firiceuèirL, •Patriarca. cgn* mod0 pinftanza * fi donò il tutto all’intercefTore, e fi contentò di capitoline- conchiuder ne’ièguenti Capitoli. Che alla Republica foJJ'e confer-cordati, uatoper fempre l'alto Dominio della Patria delFriult, retto da Publico Rapprefentante. Che rimanejfero alPatriarca Aquile ia, San Vido ,e San Daniele * e che la Republica JleJfa riconefcer lo do-uejfe ogn anno di tré mila ducati. Benche non foiTe in quefta paco compreiò l’Imperator Sigifmondo, e che niente fè ne parlaffe di lui5 ad ogni modo trattenuto in quei tempi oltre i Monti da più importanti trauagli, eia Republica già del fuo impoffefÌatafi, quietaron’anco l’vno, e l’altra da fè medefimi. Tré Terre, che nell’Iftria pareuano più pertinaci ad inchinarfi dell’altre, impararono con lor gran danno, eh’ altro non è l’opporfi al corfo andante della fortuna, che, in vece di hu-i/f- eJ//? miliaruifi,caderui a’ piedi. Muglia, Pineuente, e Pietra Pelofà così Iflria allfu. r • zpn , Republica. lo prouarono, e nel tentarli la prima tocco mileramente di morire lotto vn vii Caftelluccio al General'Aracelli. Taddeo d’Efte fucceduto-gli,ottenne l’altre, e qui fù fatto punto perpetuo ioura il fòdero dell’ar-mi, tante volte, in tanti cafi, e per tanto tempo co’l Patriarca di Aqui-Jeiainfanguinatefi, Dignità Ecclefìaftica, che fi era fatta conofcer’à efperimenti continui nemica implacabile della Republica,ancorché le> fofTe flat’ella in ogni occafione d’vna tutela pioto fa. AiTalito quel Patriarca ne’ tempi antichi dalle potenti incurfìoni de’ Barbari, neiTun’al-tro, che quefta Patria il fòccorfè. FuggendoipeciahnentedallaTiran-d’nFde'Ta-n*de Longobarda, e mendicando ricouero, egli medefimo fù, cho marchi, corfè d’Aquileia in Grado àfaluarfi. Sualigiarono nondimeno quel luogo