44¿ DE’ FATTI VENETI. ferro. Montáronla i noftri ; Vi preièro la prora 5 poi tutto il reilante, e vi feron prigione Io Spinola iteifo. Non erano i Veneti meno intrepidi, e gagliardi nell altre parti. Altr’otto ancora già ne hauean fotto-meife; & alla fine tanto iòprafecero con varij incontri le rimanenti, vittoria, ve che già ridottele à ftrano partito, fenza la Capitana, iènza il capo, ueU• e iènza coniìglio , fugáronle mal concie veriò la loro Città. Vitto- »yi/ij-e m- ^ue Genoueii fuoruiciti, Adorno, e Fiefco,iè ne andò à Reccho, lo pre-frefe del iè, glelolafciò cortefementein dono, eritornoifene àLiuorno. Ri-Loredano. mafer0eftinti in quella giornata ottocento di coloro ; de feriti quattro mille in circa 5 pochi furono i prigioni : ma decorò maggiormente, il tutto la perfona ileifa del Generale, ed otto Capitani di Galea, preil anchefli, e mandati prima à Fiorenza, e d'indi àVenetia. Non più dal Loredano veduta occaiìone di trattenerii in quei mari, già fùpplito abbondatemente al debito, per cui la Patria indirizzato l’hauea, ii poiè in camino, per riuolgerii nell’Adriatico. Quando fù alla vifta di Ciui-tauecchia, trouolla combattuta dall’armi di Eugenio Pontefice, cho voleano toglierla dal gouerno di alcuni mal nati. Quiui preiè, à pre-che ritorna ghiere, di circondarne il Porto, & eipugnatala, e donatala alla Chieia, acorfìr pGj J’eftremapunta Italiana, e fè ne venne à Corfù, contento della vendettacontra i nemici ; di hauer fauorito il Pontefice, e lieta più, che più laRepublica degl’incrementi. Ma ilretti gli animi de’ Senatori, doue maggiormente in Lombardia ftringeuano l’armi,e pendeuano anhelanti gli eliti; nello fteifo tempo,che proiperaua in mare il Loreda-iino' com’no> ridottiii à frÓte gli eièrciti à Cluma,e vogliofo l’vno,e l’altro di com-'b aumento battere ,azzuffaronii. Fù lunga, fùfanguinofà la pugna; Poche fqua-Rombar- dre di Caualli ,e di Fanti ne vfeirono, ienzadi hauerii bruttate le ma-stMcatojid ni ; e pareggiouuiii cotanto la virtù, e la fortuna, che i loro Generali pan. iùonarono à raccolta,e ftaccaroniìcon indifferente vantaggio. Chiu-fe quefto conflitto la ftagion Autunnale, el principio del Verno entrato non rileuò, che vn folo accidente degno da icriuerfi. Vi era trà i no-ftri vn Capitano induilriofo, nominato il Caualcabò. Hebbe coftui per ifpia, che in quelle fredde, e ritirate dimore degli eièrciti foifero le muraglie di Cremona con poco penfiero guardate, e ipecialmente nel-lapparire del giorno. Prima però inabilito il concerto co’l Carmigno-la, approifimouuifi egli tacitamente con alcuna guarnigione. La not-teiiaicoièfràRubbo, e Saletta; e allo (puntare de'primi barlumi del Tentata^ Sole veduto quello il tempo maturo, per coglierlo, iè ne andò quieto teuTorpic iìnoaPièclLlelIa Città 3 vi aPP°gg.iò Je£ale ; diè di feileiforeièmpio fa di Cre» da gran icudo coperto à falirle ; Salille, enefèfubitovolar l’auuifoal Carmignolamedeiimo, perche, conforme all’appuntato, vifiipin-geife con tatto Io sforzo. In vn cafo rileuante il tutto> non potè dubitar mona.