138 DE’ FATTI VENETI. capo ; tanto può,c tanto fà la Circe incantatrice deH’ambitione,e tanto è più fiera, quando con la fceleratezza fi vnilce « Tale ìnualia nell animo del traditore, dà egli incontinente la mano à dipingerne il dife-gnoconvelenoficolorimefcolati, e compoili damore, e di fedo. Freme la Città ; parte è deldepoito Imperatore fèguace ancora; parto al nuouo ailùnto propenfà; altra ne deirvno,ne dell altro contenta; van tutte pericrutando nuoue introduttioni, e gouerni. Mirtillo nel mezzo pianta il ìlio più torbido, e più sleale di tutti gli altri, percho ultiimir preualga trà tante fiamme. Sceglie, e chiama i Capopopoli degli amici; partecipa loro l'arcano confidatogli dal troppo credulo Aleifio ; communicailfùo, di itabilirfi Imperatore in quegl’inftabili riuolgi-menti; diffonde fegretamente le fleffe notitie, e penfieri ad altri, flati Tempre del morto Iiaacio coperti nemici ; accende in fomma in quegli animi difpofti facilmente il fuoco, e tutti d’vn cuore, e d’vn configlio fi eleuano à imputar l’infelice di traditor della Patria, e di volerla oftèri-Tcpoiofoi. re in fagrificio à gente flraniera, e nemica. Di quefta graue accula fi ld!7£° Apatie incontinente la voce trai Popolo, e tanto auuampò invn momento, chesùl’horavicina alla notte, corfe tutto intorno al Palagio del mifèro per prenderlo . Arriuato à tal fegno il tumulto, moflrò il perfido allhora d’accorergli in aiuto co’l configlio almeno,già che hauea ridotte horamai le cofè à difperato riparo. Induffel'innocente à iàluarfi entro ad vna più rimota, e fot terranea ftanza, e confè-gnollo alla cura d’alcuni fùoi de5 più fedeli, e confàpeuoli del concertato delitto. Credè ancora l’incauto alPamor di Mirtillo ( tanto è tenace la fede, che prefìaiì à coloro, ne’ quali se fatto Pvfò dicre-dere) e andò, tradito, à iàluarfi in vn depofito di morte, fliman-wirSSf d ricouero di vita. Non più colui tardò à {piegare con alto ra-vopoio. gionamento al Popolo il concetto fuo ; lodò il concitato furore contro ad vno, ch’era in atto di rinegar l’impero, e fé fleffo; diffe, Che attorniata già la Città, e in procinto di fòrprenderfi da nemici potenti, non ammetteua più indugio à munirli, e prouederfi di capo maturo, e fedele ; Che Nicolò Canabò, già gridato Imperatore da pochi,conofcen-do la flia propria inattitudine ; come prima ricalcitro per non efferno aggrauato, così timido più che mai nell’ardente bifogno, fi farebbo confòlato del fòfpirato follieuo. Tanto in iòmma s’inoltrò con tali, & altri fimilie ftrepitofi concetti, che guadagnò afe fteffogli applaufi d’Vn zelo incorrotto ; da quello merito le acclamationi generali al nome ìlio , e da’ Mirri l’intento di effer chiamato da vna parte del Popolo Prefetto ; da vn’altra Capitano delle militie, e finalmente, folito il volgo, quand’hà principiato à darfi à gli affètti, di precipitaruifi iitego- feratare larmente, tutti Io gridarono Imperatore ad vna voce; ileonduffero co-tilmbh9 il ronato nel Palagio Reale : e Nicolò Canabò, poco prima efaltato à villa forza, fù à vma forza rapito dal Seggio, e fepolto nel fondo di tene- 9 broià