yj-4 DE’ FATTI VENETI. Memit a con>a> di Arcadia,e di altre Prouincie,che glis’eran congiunte • Ripartì muoue,eri- le file gran truppe in tré corpi. L’vno mandò verfo l’Vngheria, douo ^(tumìÌitie* quelRè,conforzedelPontefice,e della Republica corriipondendofi, nem ne. s’era mo(fo,efcorreale frontiereTurchefche5 L’altro più gagliardo , comporto di ottanta mila Soldati à Cauallo, ipiniè verfo Morea, iòtto vn Bafciadi nome Macmut $ e il Terzo andò ammaliando di Giannizzeri à ièfteifo, perfeguitarquefto iui à poco in perfona ^ Giunte Macmut con quel grand’eièrcito a’Greci confini, ed inteio premunito , e guardato rifthmo da molte forze, ne ragguagliò Meemet auuertendolo, che à quell’ ardua Imprefà richiedeaii più neruo del iùo, benche immeniò, e ricercando fpecialmente la preiènza della iìia Reai Maeftà, per aificurarne il conquido. Or mentre i Turchi,benche i n tanto numero, di tal maniera temendo andauano, nacque accidente, che lor leuò Poccalìoned’eièrcitar’il valore. Comandarla nel noftro Campo primo Capo dopo la morte di Bertoldo, Bettino da Calcinato. Si atterrì coftui al concetto di quel vafto mouimento 5 Dubitò i Abbiado non caPacià refifterui 5 e fi fattamente fi corternò, che fi toliè,fen-mno i vene za afpettar’il nemico,dall’ Ifthmo j lo laiciò in abbandono, e frettolo-tì i’ijihmo\. io andò con tutte le genti àiàluarfi entro à Napoli di Romania. Volò immediate la voce à Macmut dell’inaipettato ritiro. Prima dubitolla non vera, come troppo felice. Poi giuntoui, e trouata pur troppo la muraglia derelitta, (c ne impofseisò lènza sfoderar’vna ipada, e in vece di iàngue, e pericoli, con quei lieti gridi che porta ièco grande Impre-fa facilmente iùperata, quanto grandemente prima iè nera temuto . di' Turcbi°. Scioltili i Turchi da quello legame, pretefero di non hauer più intoppo à dilatarli per ogni parte. Racquiftarono con poca faticala Città d’Ar-'fìrtprcfo ?' S° »e molt’altri luoghi d’intorno 5 Mandaronui à fil di fpada i Prefidij 5 Gran gente minuta, trouata eipofta, trucidarono con barbara empietà, e quàto imbeuuti di sàguejauidi più di riguardeuoFImpreiè traffero l’occhio, e l’impeto à Napoli. Vi lì era dentro già ricouerato tutto il neruo de’Veneti, e perciò aipiraron coloro, efpugnando queirimportante Città, di efpugnar’in confeguenza tutte l’altreà quella Patria, ranno fotto {òggette. Ma fe fuggì Bettino dall’Ifthmo al iòlo rimbombo della, napoli- venuta de’Turchi, hauéa dato gran motiuo alla iua fuga la iperanzadi faluarfi, ch’egli hebbe. Hora circondato da coloro in Napoli, 11011-vedendo più icampo, behchearrendendoli, àchinoneraoiferuante di fede,rincuorò altretanto i fuoi,quanto incodarditi li haueua innantij coftan’zade’ Si prcpararon tutti, òà morire, ò à refiftere j e tantola neceflità lrfè ar-difen/ori. ?aiclmi non fodisfattidicoiiteneriì ne’ termini di drcoicritta difeià, prematuramente fortirono. Prouaron però,che tantoèbia- iimeuole vn iouerchio timore,quantovn’inconfideratocoraggio . vn& lorfor- Entro à quel vafto eièrcito nemico gittatifi, vi reftaron, come in vn Pe-tiu tag ta- jag0 inferamente aiforbiti5 Gli altri nódimeno rimafti dentro non at- terrironfi