¿zo DE’FATTI VENETI. al padre al figlio Cajìr lotti, bora fi troua la For te zxa di Sevitar i oppreffa vn'annofa da crudele affé dio ; vuota di gente vccifia 5 eshaujia di ve t tonagli e confunte 5 ¡Ir et t a da due C afte Ih ^ co ¡Ir ulti alla Botarla recentemente ; e fe ben partito Meemet, lafciatout nondimeno, ed ingroffatout ofiinatamente l’efercito, tmpofsibile horamai più à foccorrerfi, tmpofsibiie in confeguemia, che fi mantenga. Siano aggiunti àqueft e fi agur e tanfaltri eccidi] patiti $ difirutti eferetti} incendiati Paefii fudditi tanti fagnficati al furor e Ottomano, ilquale ,fe pe lfno falfo culto nonfagrifica trra-gioneuoli animali àgi Iddij, hà tanto più il voto di fiuenar gl’hno-minialla fua barbarie, E' vero,che alcune lmprefe, non fpreZr z^abih,poterono felicemente fuper are le nofir'armi ancora 5 prefe le Smirne, occupate altri fole dell' Arcipelago ^ fiorfa più volt e l’Afia^ricuperatoilPrencipatoà Caramani; valicati con fafiofio Dominio i mari 5 impadronitifi di gran numero di Vaficelli$ e che più da noi cotra U Tureo feroce ? Ivla che men fipuòper faluarfida quei precediti] ,chegiornalmente ciminacciavna forz^a predominante ? Potr afisi dire per auentura, che ci fioccorrerà HChrift lane fimo ? Che 1 Prencipi, che hangià pofto in non cale il tutto ¡fuori che il lor folo inter effe, priueranfi delle lordarmi per darle à noi ? Che c effe ranno di combat terfi tràfe fiefsi, per combat ter’il 'Turco ? Che non più ci. brameran de fio lati per non innalzar sù te no ¡tre ruine la loro grandezza? Si tralafsigli andati, dicalo il tempo prefinte, & omefsigli altri, ne fia vn’ arrofiito teftimonio il Re di Napoli, che per trattarlo con qualche nfipetto,non l’ac enferemo,fe non ambitiofo di coprir’il fino Regno con le noftre dall’ armiTur-chefchej e pur non ci aiuta, e pur cerca offenderci, e pur, benche più efipofio degli altri, più tofìo trouafi contro di noi collegato. Che deue dunque più attenderfi ,fe mentre s’tndugia la vita trapaffa ? Se la necefsità ne ceffari amente difp era? e fe l'vlt ima difperat ione e quafi vrìvltimo tratto della prudenza? E’ l’anima di quefto^ mondo La libertà, e pende il conferuarla da buoni configli. Ce l’hà lafciata in patrimonio 1 noftri maggiori 5 hereditammo con effa l’ingegno 5 dobbiamo cont'vfo d’effo, che nonpofstamperdere, con-feruarci in (iato di nonperder quella ,foggetta tanto alla perdita. Amare, non nego, fono le condttionipropofte da Turchi $ ma fi prende ancora la medicina con naufeaper guarir da’morbi. Non deue curar l'infermo,per di('cacci ar limale, à connatefeenz^a, che reftiì ne atterrirpoco membro, che fredda ,per preferuar’il rimanente del corpo. La recifione in queftì cafi,in vece d’indebolire, fortifica 5 e fe prima di recider', e fe prima di prender’amara la medicina, hà negato la noftraRepnblica, non foto di riceuerneil rimedio , ma di v dir lo ancor accadutafinalmentefiotto lunga infirmi-