468 DE’FATTI VENETI. somu ^ntanza Pretoria Chriftoforo Donato, e la Prefettitia Francefco Barbaro, che tanto dianzi ancor’operò per quella ilellafalute. Fece Taddeo di prima villa vna gagliarda iortita, ad oggetto di far creder brauo il Prefidio, e la Città d’vna ferma coflanza 5 che mal non riuicì. Il Cam-Batteriene- poMilanelè trincierolfi all’incontro, e piantati più Cannoni terribili miche. ^}a mo|ce parti,principiò fùriolàmente à (caricarli,ed à battere. Prima. Torre dima fù à cedere à quei continui tormenti de’ tiri la Torre di Mombello, e beilo aper- diroccò ben toilo con grande apertura 3 per Io che, e per l’eccefliuo rimbombo de5 tuoni, e de5colpi,cominciò il Popolo, non auuezzo a* pericoli, grandemente à temere, e quafi, che ad implorar con le lagrime di preuenir’à tempo alcun patto, almen di vita. Diuideronfi allho-sì aiuidono raidueRapprelèntanti. Preièl’alTunto il Podeilà Donato di fermarli prc/cuuut] neI proprio Palagio à coniolar’, e tener’in fede la gente, quafi che precipitata dal timore al tumulto ; e il Barbaro Capitano, di cuor guerriero, palsò veloce alle porte, eallemura battute, àlòpraintender’allo guardie, e à rincuorar fino alPvltima difefa i Cittadini, e i foldati. Trà quelle allìllenze, & opere dillribuite fi riprefe ciafcuno dell’animo perduto5 Corfero tutti àdifenderli, e principalmente gran Dama> Auogadra, dinomeBraida, fece mirabili, e cofpicue pruoue. Solle-neuanfi gagliardamente le mura 5 Vfciuafital’hora con alcuna Icara-mùccia 5 Seruian le notti à rappezzar! fori, e le breccie del giorno s nè alcuna fatica, nè alcun pericolo toglieua il cuore, ò impediua le mani ad ogn opra. Continuauan nondimeno à giucar dal Campo incef-iàntemente i Cannoni * e più frequentati, doue più icorgeuanfi à cede-^ffaltof' facilmente le pietre. Jù la Torre,. già detta di Mombello, che finì TorÌ-c “d? di Spalancarli, àdarl’inuitoad vn’alTalto generale. Refilleronui con. Mombello gran collanza gli aggredì $ e in vece contempo, con le ferite, econio rifpmto. j^ortidi cedere ,rinfòrzaronfi, e furon ballanti di ributtar gli aggrelfo-ri mortalmente, e dipingerli. In quel tempo ilelfo louragggiunfe alT efèrcito nemico il Marchefe di Mantoua, e ingagliarditolo con altre Tnantoua .... . . . 1 n n . , neii'eferd- miliue, e con pezzi aggiunti, dinzzaronfi altre due batterie 5 a Torre Tìàu altre l°nr>arvna5 l’altdPalForte di Rouerotto,minandone qualche portione. «/«tafferie Ma la Torre di Mombello, che, già, come dicemmo, notabilmente dannificata^rafi rilàrcita con frelco,e cedente terreno alla meglio,aperta, & efpofla reflata con larghiflìmi ipatij à qualunque alfalto, ferocilfi-mo, e con tutto lo sforzo glielo molte Luigi da Sanlèuerino, nel me- jiUròaffai- defii?° Punt? Agendo ancora dell’altre militie contra gli altri duo toallaTor- polli predetti, per tenerui più diuertita, e manco forte la refiflenza,. lef/o ™°m' 9ccorf? 9uefto cimento il giorno dedicato all'A portolo Sant’Andrea,, di quell anno, e battaglioni alla dilperata vicenaeuolmente gran tem-*439 P°' Moltarduo pero, più che in altra parte, diuenne alla detta* di Mombello il cimento. Haueano le pietre ruinateui non lolo al nemico dilatato l’accelfo, ma quafi che pareggiatole il terreno à mon-