LIBRO TRENTESIMO, 74? legno nell’ctercito del Duca, eProueditoredi quella Caualleria. Fù ^ rtrr(U l’eflecutor di queil’ordine Giuliano de’Medici fratello di Pietrofteflo.rtceue^rò-Caualcò da Faenza à Marata, e riconoteiuto da quei Terrieri per figlio di Lorenzo, già fommamente da eifi amato, e flato lor Signore, Tac- «5°. 4 m colièro nel luogo, e lo riuerirono con pronto affetto. Non però fè così la Rocca fituatafoura il Monte, e perfettamente munita. G'm-E u Kocca lianocominciòco’ICannoneà beriàgliarla. Pietro maggiormente^ tentata ¡tu tentolla da vna eleuatura dirimpetto piantatale; ma il tempo, il peri- darn0' colo,e'l iàngue ambi indarno vi confumarono. Tràquei difconci par-ue ancor a Lodouico di feoprire sfacciataméte la bruttezza dell’animo F-ìlio . Pensò di crauagliar nel proprio flato il Duca d’Vrbino, à oggetto ra!nne 7 di toglierlo dal guerreggiare per noi, & obligarlo à difender te ileilò ; e mandò à Forlì Gioan Franceteo,eGaiparo Sanièuerino, commettendo me* devr-loro di accoppiarli à quelle Fiorentine militie, e condurli àjinuaderlo.bino• Così, ò patiuanli delle durezze,ò incontrauanfi degl’ infortuni), e benché Bartolomeo d'Aluiano, & vnofeco degli Orimi, haueffero il bene di tagliar cento cinquanta fanti, che pur d'ordine di Lodouico an-dauano dal Ferrarefe à Forlì, nondimeno peggiorauan fempre le colè, e Paolo Vitelli, feguitando la fortuna, e l’imprete, e poilofi d’intorno rpa°lot y‘-à Pifa, l’hauea già ridotta in anguiliflimo llato. Ora occorte, che il rmgi Marchete di Mantoua, dopo lungamente militato per la Republica, c-licentiato dal teruigio, come dicemmo, per qualche odore non buono, vi li oftèriiiedinuouo con quella fede, che pretete non mai alterata. Hà fòrza il: bilògno di far digerir’ogni cibo; E per ciò il Configlio di Dieci, chinatoui l’orecchio, riuocò la licenza già datagli, e rimife al Senato di nuouamente poterlo riceuere . Riccuuto, ch’ei fu, mandò qui fubito Gioanni ilio fratello à renderne gratie, & ad ambi fi accordò la condotta. Obligaronfi à lui ducento cinquant* huomini d’armi, e ducento all’altro; Si decretò, che di quei della, Republica gli fe ne deiTero tanti, che ateendeiTero à ottocento in tutto ; che tremila fanti gli fi aggiunterò da Treuigi, Vicenza, e Verona, -prouedmo e Bergomo, e fi comite, che raccolteli, e raifignatefi tutte quelle mili-tie al ìlio telo comando, egli toilo verio Pila incaminar fi aouefle, e toua di mol feco infieme al fianco Nicolò Fofcarini Proueditore. Così validamen- x* te affittito, non fùcontento del iòlo fratello à Venetia; Volle venirui, di marciar e perfonalmente anch’egli vi venne, ed aificurò nel Collegio di prò-pria bocca la fede, e l’olÌequio. Haueano queile riguardeuoli diipo- egli à Pene. iìtioni principiato ad affliggere i Fiorentini , quanto à ra]legrar’i^ Pilàni; ma ben toilo v’iniòrtero tali accidenti, che rianimarono u, &obH-gli vni , e difanimarono gli altri. Prima in Bologna Gioanni Bentiuoglio negò apertamente di dar’il palio per quei Confini ; tiuoglio ne-efeufandofi, che Lodouico I hauelTe , permettendolo, minaccia- gj to fcacciaruelo , e rimetterui dentro li fuorufeiti. Ma quello ,/k °°gne B b b b b che